Dare voti ai giochi classici… desistere desistere desistere

resistance fall of man

Immagino che il principio che porta i vari siti e riviste a dare voti ai giochi classici sia quello del “si pagano e vanno giudicati come prodotti commerciali”. Sto ovviamente parlando dei prodotti acquistabili a suon di punti, stelle, caciotte e torroni dalle interfacce delle tre console next-gen che ormai tanto next non sono più ma non ci si lamenta perché è comodo poter raggruppare tre pezzi di plastica in una sola definizione e per giunta così cool da far rabbrividire. Nell’ultimo periodo la console war è combattuta, più che a colpi di esclusive stratosferiche, al ritmo di vecchi sprite pixellosi… in effetti questa next-gen di capolavori ne ha mostrati pochini. Su Xbox 360 se ne conta uno (Gears of War), più una manciata di giochi buoni (ovviamente sto parlando di esclusive), su Wii se ne conta uno (The Legend of Zelda: Twilight Princess), riciclato dalla old-gen, ma proveniente dalla old-old-old-old-gen in quanto a concept, più una serie illimitata di giochetti mediocri o pessimi che, tentando di sfruttare il nuovo controller adattandolo a schemi di gioco old-gen e old-old-gen, sono risultati quasi ingiocabili. Per ultimi rimangono i possessori di PS3 che si stanno ancora chiedendo che cosa hanno comprato a fare la console appena uscita spendendo da 500 ai 600 dollari, visto che di giochi imprescindibili non ce ne sono e che al massimo si contano un paio di prodotti interessanti (Resistance: Fall of Man e Motorstom) ma sinceramente trascurabili. Fortunatamente c’è tempo per aspettarsi di meglio. E qui arrivano i classici.
Il termine classico indica un’opera dal valore universalmente riconosciuto. Coniato inizialmente per definire le opere dell’antichità greca e romana, è stato esteso a tutte quelle opere dell’ingegno che, secondo ogni epoca, formano o dovrebbero formare la cultura “ideale”. Insomma, un classico è un modello teorico da seguire o che è stato già seguito e che ha prodotto una linea di “idee” che a lui fanno capo… un sopravvissuto al tempo e alla memoria.
Ovviamente tutto questo discorso ha senso se si specifica che il “classico” è un prodotto essenzialmente contemporaneo, cioè viene pensato dal presente come sua funzione esclusiva, spesso come base stessa della possibilità di esistere del nuovo, che ad esso si appoggia. Il mondo dei videogiochi in questo senso non fa differenza dal resto della cultura e, con il passare dei decenni, ha prodotto una sua rosa di “classici” da commemorare e citare.
Sfatiamo un mito diffuso: non tutti i giochi vecchi sono “classici”. Un classico, per essere tale, deve continuare a produrre nel presente, fosse anche lavorando per negazione. In questo senso è possibile considerare classici tutti quei giochi che hanno introdotto i concetti base dei videogiochi (vite, labirinti, lotta contro il tempo ecc), quindi i vari Pacman, Space Invaders, Space Wars, Pong ecc rientrano tutti ampiamente nella definizione perché continuano il loro ciclo vitale (che non corrisponde con il ciclo economico) nonostante tutto, producendo ancora oggi cultura videoludica. Un classico è Super Mario Bros, ma non Mario Bros. Un classico è R-Type ma non Cotton. Si può assurgere allo stato di classico anche soltanto quando è una singola caratteristica originale ad essere penetrata nella cultura videoludica: Max Payne è un classico perché introduce il Bullet Time nei videogiochi rappresentando un punto di inizio… magari meno determinante rispetto ad altri punti d’inizio, ma pur sempre da considerare come tale.

Castlevania Symphony of the Night

Detto questo, torniamo alla nostra next-gen e all’atteggiamento che la stampa specializzata sta avendo nei confronti delle varie riesumazioni in atto. In primo luogo va considerato che questo, per ora, è uno dei pochi modi per “recensire” qualcosa di associabile alla next-gen. Il numero di prodotti per le nuove console sarà probabilmente ridotto rispetto a quello delle vecchie per il semplice fatto che i costi di sviluppo hanno raggiunto livelli stratosferici e non tutti potranno permettersi, soprattutto all’inizio, di far uscire vagonate di titoli destinati al fallimento. Questo significherà un’assestarsi del mercato intorno ai soliti grandi nomi con l’impossibilità per i piccoli di entrare in gioco, anche con idee potenzialmente vincenti. La situazione si è già delineata in questo modo con la old-gen, ma il fenomeno, probabilmente, sarà ancora più marcato con la next-gen. I giocatori hanno però già accettato mentalmente il salto generazionale. La console più venduta rimane la PS2, ma nessuno ci fa più troppo caso. Tutti sono proiettati verso il futuro e sicuramente l’interesse verso le nuove console è maggiore rispetto a quello che c’è intorno alle vecchie. Una PS2 è troppo vecchia per essere confrontata con la PS3 ma troppo nuova per generare comunità di appassionati della sua “classicità”, come avviene normalmente per i sistemi del passato. Questo maggiore interesse verso il “nuovo” si traduce essenzialmente in vendite maggiori di tutto ciò che con esso è correlato. È risaputo, ad esempio, che nell’editoria specializzata le riviste vendano più copie nei momenti di svolta… ovvero quando il passaggio verso i nuovi sistemi è ancora nebuloso e i potenziali acquirenti sono eccitati dalla novità. Una vera e propria fase di innamoramento che fa balzare in alto gli introiti di tutto l’ambiente paratestuale alle console stesse. In questi periodi c’è grossa fame di articoli “per tempo”… quindi si moltiplicano articoli di lancio con previsioni, statistiche, dati… una specie di gossip tecnologico che, come il passato ha sempre dimostrato, non significherà quasi nulla in termini assoluti (che la PSP sia più potente del DS è un fatto che nemmeno la Nintendo ha mai nascosto… però i dati di vendita hanno dato ragione a quest’ultima, contro tutte le previsioni degli “espertologi” del settore che volevano la PSP regnare sovrana ancor prima del lancio). I dati nudi e crudi andrebbero sempre letti “nel tempo” e, soprattutto nelle fasi antecedenti al lancio di una nuova macchina, si dovrebbero sollevare dubbi legittimi, più che incensare religiosamente l’ignoto… purtroppo questo non avviene che in rari casi e regolarmente si ripetono le stesse situazioni con articoli fotocopia prodotti in serie che però ottengono sempre ottimi riscontri in termini di lettori.
“Ma insomma, questi classici?” vi starete chiedendo. Beh, ve ne ho parlato fino ad ora e non ve ne siete accorti. Che senso ha dare un voto oggi a Super Mario Bros? Più in generale, che senso ha dare un voto ai “classici”? Giudicare i vecchi giochi considerandone l’ “invecchiamento” è una pratica malsana che si sta diffondendo a macchia d’olio. 2 stelle a Contra perché non è invecchiato benissimo, 4 a Super Mario Bros perché è ancora divertente nonostante la grafica scarna e 4,5 a Ocarina of Time perché è sempre un capolavoro ma non è più visivamente appetibile come un tempo… Sinceramente… a chi serve questa roba? I nuovi giocatori devono concepire il passato paragonando il motore grafico di A Link to Past a quello di Oblivion? Un gioco è diventato brutto perché sui nuovi televisori i pixel sono più evidenti?

Kid Ikarus

Francamente, leggere certi articoli in cui i giochi del passato vengono analizzati pensando costantemente al presente mi fa un po’ ridere. Pare più un modo di parlare del nuovo a tutti i costi sfruttando il vecchio, piuttosto che esaminare sinceramente un nuovo prodotto. Forse sarebbe il caso di ipotizzare un valore che vada al di là di un voto. Forse Super Mario Land e/o Castlevania Symphony of the Night, tanto per fare due esempi, si potrebbero consigliare per il loro valore assoluto al posto di giochi che questo valore assoluto non ce l’hanno (e forse non ce l’hanno mai avuto), descrivendoli per quello che sono e sono stati piuttosto che mirando ad affibiare il solito voto partendo dalle categorie classiche… eppure gli articoli vanno scritti per i giocatori next-gen, anche se questi vengono dalla old-old-old-old-old-gen e se ne fottono se il commentatore di turno considera inaccettabile un pixel di troppo in un gioco di vent’anni fa. I classici attirano i giocatori spesso soltanto per il fatto di suscitare in loro dei ricordi (vedi post precedente di questo blog). Figurarsi se uno si fa rovinare i ricordi da un recensore che ha deciso di maltrattare un vecchio gioco con un votaccio… come poi se avesse senso farlo.
Ma forse il voto serve per i giocatori più giovani, crederanno alcuni…
mah…
mettereste mai i voti a Eschilo e Sofocle per consigliarli a qualcuno? Se si vogliono preservare veramente i videogiochi “classici” bisogna iniziare a valorizzarli per quello che hanno rappresentato e non soltanto per quanto siano ancora freschi per il mercato… non stiamo parlando di pesce. È che spesso sembra che l’industria stessa, intesa complessivamente, abbia paura di svezzare il concetto di videogioco dandogli maggiore dignità… che poi è quello che è successo nei secoli con la letteratura, la scultura, la poesia, la pittura, il cinema ecc.

8 commenti su “Dare voti ai giochi classici… desistere desistere desistere

  1. Bravo, bis. Non posso che essere pienamente d’accordo. Onestamente ci sono rimasto male quando ho cominciato a vedere le prime recensioni di giochi Virtual Console per Wii, su Gamespot. Ma che senso hanno? Anche se le nuove leve non conoscono questi giochi (anche se ci credo poco, si parla spesso di classici ovunque e da tanti anni ci sono già i mezzi per provarli, quando e dove si vuole) c’è davvero bisogno di fargli le pulci tecnicamente oggi?

    Bah.

  2. Vedo che qui il Karat spadroneggia.
    Ma guarda, son d’accordo e anzi ogni articolo di Karat è uno spunto di dibattito, che vi devo dire.
    Solo non mi vanno giù tutti questi caratteri, sono troppi da leggere su uno schermo, e poi ci sono troppo pochi “a capo”.
    Almeno per quel che mi riguarda, poi come stile Karat scrive benissimo.

  3. Esatto, demenziali.
    Scarsa elasticità mentale di recensori e (soprattutto) lettori, pubblicazioni cartacee e non che si autoimpongono di seguire schemi rigidi e immutabili, e questi sono i risultati.
    Chi legge, sotto sotto si aspetta la media matematica o quasi tra i soliti parametri ammuffiti, chi scrive lo sa, e lo accontenta. Tra l’altro la grafica, non si capisce perché, secondo molti dovrebbe tener conto soltanto o soprattutto di quanto il gioco faccia sudare la scheda grafica o la console, e se sfrutta gli effetti che vanno di moda in quel momento. Mah…

    Nota “nostalgica”: mi contraddico dicendo che l’abitudine – sia pure in maniera molto meno dilagante e fastidiosa – era in voga già ai tempi di Zzap!64 (a parte gli speciali sulle varie compilation, esisteva una rubrica apposita, Zzap! Bback, mi pare si chiamasse, non veniva mai tradotta nell’edizione italiana), in cui i redattori facevano le pulci ai vecchi numeri e quindi anche ai migiori giochi recensiti anni prima, compresi i giudizi stessi dei recensori (“Ehi, Julian, ma come hai fatto a essere tanto pirla da dare 93 a Super Fetecchia Simulator 2??”)… Quella rubrica era forse la mia preferita. :]

  4. Per AIO: lo so che in alcuni articoli c’è molto testo, però spesso non si può parlare diffusamente di un argomento in poche righe. Pensa che questo post, che ammetto essere molto lungo, l’ho tagliato in varie parti per renderlo più scorrevole.

    Per ABS: un conto è dare nuovamente il voto a un gioco vecchio un paio di anni, un conto è mettersi a dare voti a uno di 20 e passa anni fa…

  5. Pienamente d’accordo sui dubbi di ciò che oggi viene considerato next-gen. Io continuo a ritenere che fino alla fine dell’anno almeno, il settore console dovrà stabilizzare le tecnologie e la tipologia di titoli offerti. Fino ad allora, ci sarà molto fumo.Poteva essere l’anno dei Pc ma la decisione di Ms di puntare solo su Vista rallenterà anche su questa piattaforma l’uscita di titoli pienamente next-gen.

    Sulla questione dei vecchi titoli che stanno vivendo una terza giovinezza (dopo la seconda degli emulatori)con la VC e il Live Arcade, io credo che più che costituire una killer app delle nuove console (sarebbe veramente un controsenso se la rivoluzione del gaming passasse attraverso giochi di venti anni fa) la loro funzione reale sia quella di familiarizzare l’utenza con il digital delivering, che potrebbe costituire il vero e radicale cambiamento nell’industria videoludica.

  6. Semplicemente la stampa videoludica resta ancorata ad un approccio al prodotto che è ormai vetusto. Non approvo il sistema di voti, non ha il minimo senso (o forse non ha più senso oggi, per quanto riguarda “le orgini” è un ) e queste recensioni dei giochi scaricabili dalla virtual console lo dimostrano appieno. È come bocciare un film di Buster Keaton perché “non ha sonoro” e “il montaggio qualche volta è approssimativo”. Contestualizziamo ogni espressione artistica per favore. Il tremendo termine ibrido: “Giocabilità” è uno dei retaggi più pesanti di questa paleoludologia.

    È necessario uno svezzamento nel modo di scrivere di videogiochi, si possono abbandonare i voti, ne sono sicuro.

Rispondi

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.