Paradosso del “nuovo” e del “passato”.

Paradosso

Il videogioco già di per se è un prodotto postmoderno. Qualcosa che è formato da molteplici citazioni, rimandi, collegamenti, e, come tutti i prodotti postmoderni, vive di cannibalismo. Si ciba dei suoi stessi simili, si ricostituisce si ricrea a immagine e somiglianza di chi lo ha preceduto, trova una sua identità nel passato e sempre dal passato prende forza comunicativa e carismatica. Necessariamente questa natura non è una cosa negativa, ma l’eccesso è sempre dietro l’angolo. Ultimamente il cannibalismo dei videogiochi è diventato quasi insostenibile, remake e classic-collection stanno letteralmente esplodendo, facendo leva sui nostri ricordi sulle nostre nostalgie su i momenti migliori delle nostre vite videoludiche. Probabilmente non se ne rendono neanche conto delle emozioni che suscitano, si buttano lì nella mischia, si fanno vedere come vessilli del passato rispolverati di modernità e sperano che qualcuno abbocchi ricordandosi di quanto stava bene quando non aveva i problemi della vita di tutti i giorni. Il Passato sembra graniticamente sicuro, riproporlo sembra l’unica cosa che dia sicurezza a chi investe in questo settore. Si fagocitano i vecchi schemi, si ripongono sempre uguali perché si sa che il nuovo e lo sconosciuto spaventano o possono spaventare. In parte è vero, molti ignorano quello che possa essere il nuovo e preferiscono mettere le mani sullo stesso gioco che hanno sempre giocato da anni.

Frogger

Il postmoderno alla fine è una miscela mutevole che non presenta mai un’identità unica. Lo stesso termine “postmoderno denuncia subito la natura sfuggente di quello che dovrebbe identificare”. “Post” vuol dire dopo e “moderno” indica invece qualcosa che sta avvenendo in questo momento. Quindi, qualcosa di postmoderno è qualcosa che è qui ora ma che è già passato. E’ un paradosso temporale e i videogiochi non ne sono esenti. Nascono che sono già passati, sono davanti ai nostri occhi, ma il momento dopo svaniscono per poi ritornare anni dopo sotto altre forme.
Il nuovo è in crisi mentre il passato dà sicurezza, ma qual è veramente il passato e qual è veramente il nuovo? In futuro forse non saremo più capaci di distinguerli.

P.S. La definizione di Post Moderno che ho riportato è di Gianni Canova, e si trova nel suo libro “L’Alieno e il Pipistrello” edito da bompiani.

12 commenti su “Paradosso del “nuovo” e del “passato”.

  1. Non saprei.
    Questa moda dei remake è in voga da parecchio nel mondo della musica e del cinema, e ora hanno capito che può funzionare anche con i videgames.

    Vantaggi?
    – i produttori si rendono conto che un gioco non deve essere tecnologicamente avanzato per vendere bene
    – Si riportano in auge dei concetti che molti ancora non conoscono

    Svantaggi?
    – I remake, ma soprattutto le ristampe deovono costare di MENO.
    Vediamo come andrà la vendita di videogames online in futuro.

  2. già… basta pensare che all’uscita di ogni console viene subito annunciata la lavorazione sulla successiva. Tanto per fare un altro esempio…

  3. Beh la strategia del riciclaggio come fondamento filosofico di un periodo della razza umana non è, tristemente, cosa nuova. Non mi ricordo più chi, ma c’era un comico italiano (forse Guzzanti) che aveva scritto qualcosa riguardo a un futuro in cui guarderemo ad oltranza alla TV repliche infinite delle series degli anni ’70 e remakes dei remakes.

    Per quanto riguarda i videogiochi, sostanzialmente io sono decisamente CONTRO raccolte di ogni genere e in linea di massima anche alla Virtual Console della Wii (non esiste che io paghi per giocare a Gunstar Heroes, tanto meno se ce l’ho già per MD) ma io sono un discorso a parte, quasi eversivo. Sostengo il P2P e l’emulazione indiscriminata che reputo essenziale per la costruzione di una coscienza cultural-artistica in questo postmoderno che definire magmatico è poco.

  4. Potrei essere d’accordo sul fatto di non pagare per un gioco che possiedi già, ma non vedo così malvagio il fatto di pagare un *servizio* che ti permette di prendere il gioco senza troppi sbattimenti.

  5. Si. Ad esempio io che non ho Gunstar Heroes per MD sono solo che contento di poterlo scaricare dal wiishop (che forse è meglio che emularlo su pc). Sono un po’ meno contento quando scopro che il minimo di punti Wiishop acquistabili è di 1000 (10 euro) il che rende la differenza di prezzo da 600 a 1000 praticamente nulla.

  6. Tendenzialmente sono poco propenso a giocare ai remake. Però non ho resistito quando è uscito Resident Evil Deadly Silence :asd:

  7. Mi sembra giusto non dimenticare o riscoprire il vecchio, il problema è che spesso viene “riscoperto male”. Fino a poco tempo fa il videocitrone medio col papà nababbo e le zampine impiastricciate ecc. è andato avanti all’insegna di un acritico e superficiale “il nuovo è meglio, sempre e comunque, il vecchio o il seminuovo puzza e fa schifo”. Ora in qualche cervelletto si fa strada l’idea che “però, quel Solomon’s Key, che belle meccaniche di gioco che aveva… come mai non mi diverto allo stesso modo con Tomb Raider LXIX? Eppure Lara ha le tette grossissime, rimbalzano realisticamente… Stai a vedere che non è solo la nostalgia, ma è anche che i designer di una volta la sapevano lunga, e, non potendo stupire in altro modo, curavano il gameplay in maniera maniacale?)”. E riedizioni e remake, giustamente, vendono, anche se sono – ahimè – sovraprezzate, e i secondi sono spesso fatti col pisello e non riescono a cogliere manco lontanamente l’essenza dei titoli ispiratori. In compenso, ora si danno le pagelle alla grafica di Super Mario Bros lamentandocisi del fatto che non sfrutta le DirectX 11 e gli effetti speciali, per non spiazzare il solito cerebroleso medio. Il prossimo passo sarà capire che la grafica di diversi vecchi titoli 2D è bella perché ha stile, perché Bob Stevenson disegna meglio di Oronzo Scrotalo, e non contano solo i pixelloni (anzi, certe volte ci stanno pure bene!).

  8. A volte i pixelloni sono semplice downscale di disegni fatti a risoluzione più alta, e quindi a rischio di sfigurare.

    Altre volte sono ideati così, sfruttando al meglio quel che si ha a disposizione.

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