Per chi ancora non lo sapesse, la redazione di Game Informer è stata invitata a provare un’ora del gameplay di GTA IV da Rockstar Games. Come scritto su Game Politics, GI ha pubblicato una cronaca dell’accaduto, dando molto risalto al fatto che una delle missioni provate prevedeva l’uccisione di un avvocato che, senza troppo sforzo d’immaginazione, è Jack Thompson, completo di battute trite e ritrite (tipo: “Guns don’t kill people, Videogames do!”).
Fin qui sarebbe solo l’ennesimo atto di disperazione da parte di un publisher (Take 2) e di una software house (Rockstar) che tentano ancora una volta di risollevare le sorti di una serie ormai del tutto esausta. Quello che mi ha sinceramente colpito è come l’audience di Game Politics (che non è certo un sito dedicato ai flamer o ai fanboy) ha reagito all’accaduto.
I lettori, infatti, hanno pesantemente minimizzato l’accaduto, definendolo soltanto della satira, sostenendo che la reazione di JT (che ha dichiarato di sentirsi minacciato nella sua incolumità fisica) è del tutto fuori luogo: essendo una persona pubblica chiunque ha il diritto di rappresentarla ed usarla come vuole. Se alcuni commenti fanno almeno pensare che dietro ai lettori ci siano delle menti pensanti (sono in molti che vedono la cosa come una semplice iniziativa di marketing selvaggio), altri dimostrano una acriticità e una pretestuosità degna dei membri di una setta religiosa.
Il problema, almeno in questo caso, esiste. L’atto è al più una iniziativa di pornografia mediatica e, ancora una volta, mette in luce i limiti di responsabilità etica che si nascondono dietro il videoludo. Un videogioco è chiaramente un mezzo di comunicazione di massa. Passare su di esso messaggi che spingono all’odio, o che tramite violenza grafica esprimono messaggi di intolleranza o repressione mirata verso specifiche categorie di persone od individui è un atto deprecabile che va ben oltre il principio di satira o umorismo. Non so che cosa passa per le TV americane ma non mi pare di aver mai visto Letterman o altri istrioni mediatici dire di irrompere presso la sede di un vip molto criticato ed ucciderlo a sangue freddo… Non si tratta di violenza astratta o fine a sé stessa: si danno nomi e cognomi alle cose, collocandole nel mondo reale, che è ben diverso dalla sana, divertente e liberatoria violenza videoludica a cui tutti siamo abituati. Non si può sostenre che si tratta solo di pixel quando i pixel sono una rappresentazione di intenti e messaggi che bersagliano figure sociali e politiche tutt’altro che fittizie.
Di fatto, volente o nolente, Rockstar fa politica tramite i media. La pratica non è nuova: il nazismo usò siparietti umoristici per dimostrare alla popolazione quanto gli ebrei fossero deprecabili per giustificarne lo sterminio. Ancora oggi movimenti razzisti o discriminatori in tutto il mondo fanno della satira pesante uno dei principali mezzi per distribuire i loro messaggi di intolleranza tra le masse. Oggettivamente, non credo che JT corra alcun rischio (o almeno non più di prima), di certo è strano vedere come una propaganda dell’odio (esattamente come quella che JT ha intrapreso da un po’ di anni a questa parte contro i videogiochi e che ha suscitato lo sdegno dell’intera comunità, me compreso) scaturita da un videogioco ottenga supporto e venga vista con finalità del tutto diverse dalle stesse persone che si sono sentite offese dalle precedenti malefatte di JT.
Lungi da me paragonare Rockstar Games (preoccupata della sua sola sopravvivenza economica) ad un movimento politico di intolleranza, se c’è una cosa che hanno saputo dimostrare in tutti questi anni è l’incapacità di mettere a punto strategie che vadano oltre la pecoreccia polemica e strumentalizzazione dei poveri di comprendonio come JT. Resta chiaro, però, che se non c’è il dolo, almeno c’è l’irresponsabilità di non considerare i caveat che una scelta del genere ha avuto ed avrà presso la propria audience, che dimostra nel suo immaturo entusiasmo tutti i suoi limiti e tutti gli inquietanti tratti della recente massificazione (come l’impoverimento dei contenuti, anche sul fronte dialettico della critica). Se le società di comunicazione non vedono l’ora di piazzare i loro messaggi nel medium, non posso che rabbrividire pensando a cosa potrebbero ottenere se qualcuno notasse che basta avvicinare un marchio videoludico famoso ad un messaggio controverso per avere l’incondizionato supporto dell’intera comunità dei pretoriani del gaming.
d3ltr33 tu pretendi troppo dalla community di Game Politics, se ricordi il caso “zombie nero” saprai anche che fra i lettori di quel blog ci sono anche un’infinità di teste di cavolfiore.
Il paragone col nazismo è forse un po’ fortino ma l’iperbole è comprensibile. Quella di Rockstar non è affatto satira, comunque, è “prendere per il culo con cattivo, anzi pessimo, gusto” che l’attorney scassaminchia JT faccia paura a chi “fa giochi che fanno paura” è abbastanza ironico.
Dal mio pozzo di ignoranza non sapevo nulla di questa faccenda, forse sbagliando sembra che la Rockstar Game abbia volutamente attaccare JT non tanto con l’intento di attacarlo ,a di scatenarlo per poter alzare un polverone sul suo gioco e poterne ottenere una pubblicita’ gratuita nella fascia dei giocatori adolescienziali che vedono sempre di buon occhio gli attacchi al “sistema”.
Forse sbaglio (anzi toglierei il forse) ma mi ricorda il caso del film “il codice da vinci”, dove le proteste del vaticano hanno creato un caso mitizzando uno scarso scrittore che ha preso idee vecchie di centinaia d’anni e ne ha fatto un romanzo e facendogli una pubblicita’ gratuita a livello mondiale (preferisco pensare a Grabriel Knight 3 come fonte d’ispirazione del romanzo), spingendo grandi masse al cinema.
Mah… la Rockstar fa di tutto per farsi pubblicità. Manhunt II venderà milioni di copie così come GTA IV grazie a sapienti campagne marketing condotte ad arte…
Thompson non ha mai voluto discutere,e’ un patetico “ambulance chaser” come ce ne sono tanti in America.Avvocati senza scrupoli come lui ce ne sono tanti in USA,basti pensare che come da noi ci sono le barzellette sui carabinieri da loro ci sono quelle sugli avvocati,visti come soggetti perennemente affamati di denaro.
La Rockstar questo lo sa e se ne approfitta,in una strategia di marketing che se prima funzionava ora sta definitivamente stancando.Vogliono battere il ferro finche’ e caldo perche’ se ne parli…
D: Come si possono definire cinquecento avvocati incatenati in fondo al mare?
R: Un buon inizio.
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH, ehm…
da come la racconti mi sembra la cosa più innocente e semplice di questo mondo. Non si è istigato all’omicidio di nessuno, è solo una presa per i fondelli di un personaggio squallido. scandalizzarsi per queste cose mi sembra di una tristezza infinita. L’idea che Thompson gridi “guns don’t kill people, videogames do” in un gioco dove viene preso a pistolettate è di un’ironia rara. genio sprecato.
Beh, il discorso non era tanto sul messaggio in sé, ma sulla scarsa attenzione che i cosidetti “geni” prestano alle potenzialità comunicative del loro mezzo. Mi pare evidente che le menti labili si convincono facilmente ad una causa piuttosto che ad un’altra tramite la comunicazione di massa, basta vedere come si fa politica nell’occidente martoriato dai Mass Media…
Mai pensato che la frase che tu, io e Rockstar abbiamo citato (tra l’altro solamente una documentata leggenda metropolitana, dimostrazione maliziosa che chi si ama sentir dire una cosa, non valida proprio sino in fondo le sue fonti), potrebbe essere un’altra manifestazione di genio sprecato, diametralmente opposta al nostro punto di vista e quindi altrettanto condivisibile, se non da te, da altri? E il problema qui sono proprio gli altri, non la comunità chiusa a riccio che difende i VG sempre e comunque, per partito preso e dismettendo le obiezioni o le critiche con sufficienza o superficialità.
Minimizzare l’impatto sociale che i VG hanno nell’opinione pubblica è comunque una manifestazione di intolleranza, che chiude al dialogo tanto quanto gli sproloqui di Thompson. Thompson non rappresenta solo Thompson, ma diventa un veicolo di identificazione per chiunque è “contro”, per preconcetto o per scelta. Essi ci vedono il messaggio: “I videogiochi invitano ad uccidere chi non la pensa come loro!”. Proprio perché, essendo spaventati da qualcosa che non capiscono, lo interpretano secondo una per loro confortevole chiave di lettura che non mette in discussione i loro ideali. Bella la soggettivizzazione, vero?
Chissà se la Take 2, troppo impegnata a non andare in bancarotta (ma non erano geni?), si sia mai posta il dilemma etico del danno di immagine che causa alla sua categoria (è che probabilmente è anche alla base del declino di popolarità e profitti di GTA)?
Sinceramente pensi che un pulcioso GTA valga il disturbo di danneggiare una intera comunità? Se si, figlio mio, iniziati a chiedere se poi se molto diverso da JT…