Steam ritorce la sua licenza contro gli acquirenti di APB

Se EA ha deciso di risarcire parzialmente gli sfortunati utenti di APB che lo hanno acquistato dal loro negozio web con buoni sconto o giochi gratis (per un valore di 20$), Valve ha deciso di far valere la propria licenza d’uso (che ultimamente ha subito modifiche tutt’altro che banali): poiché la EULA non prevede rimborsi per gli acquisti, non sarà fatta alcuna eccezione nemmeno per APB. Ricordo che nelle ultime modifiche alla EULA gli acquisti su Steam prendono la connotazione di veri e proprio abbonamenti ad un servizo, con tutto quello che ne consegue, sospensioni, cancellazioni o variazioni unilaterali delle condizioni incluse.

Non è la prima volta che Steam imponga la EULA ai propri utenti (ricordiamo anche il caso della prima pubblicazione di X-Com 1 e 2, risolta dopo mesi con la versione emulata) ma non era mai successo per un software a prezzo pieno che Valve stessa (in quanto sussidiaria di EA) aveva promosso e pubblicato.

Speriamo che anche questa volta la ragione abbia la meglio su questioni meramente economiche. Un rimborso parziale è il minimo che gli utenti possano aspettarsi dai publisher che hanno deciso di distribuire APB nonostante le evidenti difficoltà in cui versava da ben prima del lancio.

Ricordo che APB ha chiuso senza preavviso a pochi mesi dal lancio, lasciando moltissimi utenti che avevano optato per un abbonamento o per gli acquisti in-game senza la possibilità di goderne, una pratica tutt’altro che comune nell’ecosistema dei giochi online che solitamente pianificano la chiusura sospendendo i pagamenti mesi prima e facendo arrivare a scadenza gli investimenti economici fatti degli utenti.

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6 commenti su “Steam ritorce la sua licenza contro gli acquirenti di APB

  1. Qui la ragione non basta. Bisogna prima mettere fuori legge la possibilità di creare contratti come l’eula di steam in cui c’è così disparità di potere e tutela.

  2. Quell’eula è capestro. Dopo averla letta, accettarla è stupido.
    Io dopo un fatto del genere ci penserei otto volte prima di “noleggiare” un gioco su Steam, perché ormai da eula di noleggio si tratta.

  3. Lo era comunque anche prima in un modo o nell’altro ed si risolverebbe non permettendo di creare clausole così. Il trend è comunque questo.
    Anche il fatto di avere la licenza del software ora è una cosa “accettata” ma non è tanto da meno.

  4. Io col software (e anche coi videogiochi) ci campo, quindi sarebbe ipocrita dire che la licenza limitata sul software sia una minchiata, anche perché il software e gli altri prodotti digitali non hanno uguali nel mercato dei beni commerciabili e serve una mentalità nuova, che al momento chi vende non vuole avere.

    Il problema però nasce ora che ci sono copie digitali con DRM: non c’è solo la licenza limitata sul software: c’è un limite di validità sull’acquisto. Questo francamente non posso tollerarlo (o meglio posso ma non agli stessi costi di una copia fisica che non mi può venir revocata at will) né come produttore né come consumatore.

    Detto questo, ricordiamoci che comunque non è Steam ad aver fatto il gioco, loro lo hanno solo pubblicato e distribuito sul loro network (prendendoci bei soldini). Non possono certo garantire per uno sviluppatore esterno ma in casi così eclatanti credo che anche solo per correttezza dovrebbero tendere una mano agli utenti, invece che applicare bovinamente una clausola contrattuale… In fondo la decisione di distribuitre un gioco a rischio è loro, come pure quella di prendersi i soldi degli acquirenti per ogni copia venduta.

  5. Non saresti ipocrita, saresti più onesto, nel senso che sono sicuro saresti più soddisfatto di vendere a prescindere ma non puoi perché non sei tutelato. Il discorso lo capisco. Allo stesso modo sono d’accordo sul discorso del limite della validità di acquisto, è una disonestà che si è infilata tranquillamente nel contratti degli ultimi anni e nessuno ha fatto niente, ma è una cosa che non sta ne in cielo ne in terra.
    Non credo che per Steam in questo caso sarebbe una perdita, di fatto sono acquisti praticamente non consumati, quindi il fatto che tenga i soldi senza che di fatto ci sia l’utilizzo è molto comodo e disonesto da parte di Valve. Poi vabbe io pretenderei che ci siano garanzie quando un prodotto ha certi limiti (il dover essere supportato dai suoi creatori per tutta la sua vita ad esempio è un bel limite), perchè il motivo dell’acquisto poggia su certe caratteristiche che se vengono meno poi non le giustifica. In pratica sono acquisti fraudolenti.

    Hellgate si sapeva prima dell’uscita che stava andando in pappa, è intollerabile che si sia permesso di pubblicarlo solo per tentare di rientrare in qualche modo, mettendo a rischio milioni di acquirenti.

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