Le recenzzioni natalazie brevi

Sviluppatori al lavoro. Chissà su quale gioco del Natale 2012.

Assassin’s Creed Revelations
Ma Assassin’s Creed, poi patchato in Assassin’s Creed II, a sua volta patchato in Assassin’s Creed Brotherhood, non lo avevo disinstallato l’anno scorso? 9.5 per la costanza.

Call of Duty: Modern Warfare 3
Ma Call of Duty: Modern Black Ops 2 non lo avevo disinstallato l’anno scorso? 9.0 per il coraggio di essere sempre uguali.

Battlefield 3
Ma Call of Duty: Modern Black Ops 2 non lo avevo disinstallato l’anno scorso? Però ha il motore grafico più figo. Qualcosa non torna. 9.9 perché brucia le schede grafiche vecchie.

Uncharted 3: L’Inganno di Drake
Ma a questo non avevo già giocato l’anno scorso? O era due anni fa? 9.9 perché in fondo che male c’è.

Gears of War 3
Bravi, ci hanno messo due anni per ricolorarlo. 9.5 perché finisce una storia di merda.

FIFA 12
L’anno prossimo voglio le maglie svolazzanti, sennò non gli do 9.9. Intanto 9.8 tié.

PES 2012
L’anno prossimo voglio che diventi come FIFA, altrimenti non gli do 9. Intanto 8.9 tié.

The Legend of Zelda: Skyward Sword
Vivere una favola. Da venticinque anni a questa parte. 10 netto e pulito.

Super Mario 3D Land
Mario è Mario. Da ventisei anni a questa parte. 10 netto e pulito.

32 commenti su “Le recenzzioni natalazie brevi

  1. @ Diego:
    Sì beh piano con la droga… il videogioco è l’unico media che ancora si sente dire “capolavoro” dopo l’ennesima incarnazione di una stessa produzione. Bah.
    Grande Karat… beh almeno si esprime ironicamente un dissenso conto un “certo giornalismo videoludico”… perché in fondo come biasimare le case produttrici.

  2. Call of Duty: Modern Warfare 3 10 perché il prequel ha venduto un fottio. Call of Duty: Modern Warfare 4 venderà un fottio perché l’ultimo ha preso 10. E’ un circolo vizioso.

  3. Però scusate, figli belli, lasciando stare i voti: ma se uno si diverte con un gioco, per quale motivo dovrebbe lamentarsi solo perché si tratta di un seguito? I videogiochi non sono film, non sono libri, non sono musica, non sono teatro. Sono più simili a tutto questo, più un’altra dozzina di cose, il tutto mischiato allo sport. I seguiti, nei vg, hanno un senso e una qualità che opere in altri media non hanno e non possono avere. Al terzo film già si sente puzza di marcio. Al terzo gioco, spesso, si tirano fuori le palle (vedi il multiplayer di AC: Brotherhood).

  4. ferruccio wrote:

    Però scusate, figli belli, lasciando stare i voti: ma se uno si diverte con un gioco, per quale motivo dovrebbe lamentarsi solo perché si tratta di un seguito? I videogiochi non sono film, non sono libri, non sono musica, non sono teatro. Sono più simili a tutto questo, più un’altra dozzina di cose, il tutto mischiato allo sport. I seguiti, nei vg, hanno un senso e una qualità che opere in altri media non hanno e non possono avere. Al terzo film già si sente puzza di marcio. Al terzo gioco, spesso, si tirano fuori le palle (vedi il multiplayer di AC: Brotherhood).

    Sì, ma qui siamo arrivati all’assurdo che escono solo patch. E poi basto con questo divertimento ferrù. La gente si diverte anche a incularsi i cadaveri. Buon per loro, meno per i cadaveri.

  5. Giustissimi tutti i voti, ma il più giusto è il 9.0 a MW3, non capisco veramente quelli che su Metacritic mettono solo lo 0.
    “Più che di un brutto gioco viene fuori l’idea di una brutta utenza, piuttosto immatura e incapace di distaccarsi e ragionare più approfonditamente sull’oggetto del proprio odio umorale”. Eh si, parole sante.

  6. Bisogna ammettere che fare Fascisti su Marte e non tirarsi dietro NEMMENO una polemica, persino quando inaspettatamente eri il titolo ammiraglio dell’ammiraglia della Next-Gen è un obiettivo di un certo livello.

    Per il resto quoto, anche se con una vena un po’ meno polemica (sarà che non ho particolare astio verso chi si incula i cadaveri), però resta la dura verità che ormai i giochi li compro direttamente nel cestone, proprio perché da un anno inoltrato siamo nel more of the same seriale, purtroppo.

  7. Scusa, ma in che senso Skyrim, Zelda Skyward Sword, Mario 3D Land, o Uncharted 3 sono “patch”? E daje, mi sembra un’analisi molto miope e a tesi (“tutti i giochi odierni sono come MW3, sopravvalutati e sempre uguali a se stessi”).

  8. Ferrù, ovviamente si esagera. Skyward Sword sarà bellissimo (anche se dopo Spirit tracks non piglio più niente a scatola chiusa), non lo metto in dubbio, come può essere bello MW3 o come saranno bellissimi tutti gli altri titoli di questo elenco. Dimmi però quale del blockbuster di questo Natale, uno dei tanti con un 3, 4, 5 accanto, ha fatto fare mezzo passo avanti ai videogiochi.

    Sono patch nel senso che l’impianto è quello dei titoli del passato da cui non si discostano minimamente. Poi evviva Uncharted 3 è, ma uno dopo anni che gioca alla stessa roba può pure essersi rotto le balle.

  9. Skyward Sword potrebbe essere il primo gioco “hardcore” con comandi motion ben fatti. Skyrim, a quanto sento, è coinvolgente come pochi. Mario 3D è il primo platform in vero 3D con la potenzialità di dire qualcosa di nuovo.

    Io non capisco l’atteggiamento di chi si aspetta una rivoluzione ogni tre mesi. Cioè, non è che vai a vedere un film o compri un libro perché fanno avanzare il cinema e la letteratura. E i film o libri capaci di far evolvere il mezzo capitano un paio di volte a decennio. Ma il mio esempio è fuorviante: la maggior parte dei videogiochi somiglia più a sport o cruciverba che a film e libri. Il videogioco è iterativo semplicemente perché non è strettamente narrativo. Se in uno sport ampli e migliori le regole ottieni partite diverse e più divertente; se in un libro aggiungi e cambi pezzi ottieni, probabilmente, qualcosa che non è necessariamente migliore dell’originale.

    Quindi è inutile stupirsi se la gente si esalta di fronte a Modern Warfare 3. A me e a te fa cacare, e magari ci siano rotti le palle dei soldati contro i talebani ma per la maggior parte del pubblico si tratta di un giocattolo nuovo e con più funzioni. Il fatto che sia basato su un gioco precedente, poi, è per molti un vantaggio, visto che non tutti si adattano facilmente a meccaniche e controlli che non conoscono già.

    Sarebbe bello vedere più progetti nuovi. Ma il problema è anche che il primo episodio di un gioco è spesso poco rifinito. Come fai un action capace di competere con Uncharted 3, che ha alle spalle, di fatto, cinque anni di lavoro? Aspettarsi idee nuove dai giochi AAA è come aspettarsi idee nuove dai blockbuster di Hollywood. Per definizione, i prodotti più popolari non sono quelli più innovativi. A volte capitano i Beatles che fanno contenti tutti. Ma la maggior parte delle volte abbiamo Michael Bay. In fondo, rispetto ad altri media, i videogiochi non se la passano male.

  10. Solo che negli altri media non c’è la corsa allo scappellamento verso i prodotti con i valori produttivi più alti. Poi è ovvio che un film di michael bay sia più visto di uno di malick, però entrambi i personaggi e le loro opere vengono inquadrate per quello che sono.

  11. Ma appunto, come dicevo alla fine del mio commento, nei videogiochi i prodotti più di successo sono spessissimo anche di altissima qualità. Uno può pure avere orrore per le ambientazioni in cui si svolgono i vari Modern Warfare, per i sottotesti tremendi, per il fatto che siano su binari, ma alla fine si tratta di giochi estremamente ben fatti, al contrario delle cacate di Michael Bay.

    Poi, OK, Braid magari è più innovativo di New Super Mario, ma in quanto a qualità non credo siano poi così lontani. Prova a prendere i film che hanno più successo o i libri che vendono di più e vedi che robaccia che trovi. Nei videogiochi, per fortuna, la situazione è migliore.

  12. Ma per favore, dai, come se un giocattolo fosse qualcosa di meno di un film. Volere a tutti i costi i videogiochi “col messaggio” vuol dire rovinarli. A volte ci sta che ci siano giochi che provano qualcosa di diverso, ma, dio mio, il giorno che gli Heavy Rain saranno più prominenti dei Pac Man Championship Edition sarà il giorno che smetterò di giocare. Ma perché i videogiocatori hanno sto senso di inferiorità?

    (ma poi tutta st’aria di sacralità dei film mi fa ridere. Il film medio non è tanto più profondo del videogioco medio. Forse la differenza sta nella pretenziosità dei critici)

  13. No, inquadriamo le cose come stanno: ci si mena l’uccello davanti a trame “elaboratissime” e alla fine si sottointende sempre (anche da parte di chi se lo mena) “per essere un videogioco”. Questo perché l’industria non va oltre, non vuole andare oltre, non andiamo oltre neanche noi.
    Discorso film vs. videogiochi? Vogliamo metterli davvero sullo stesso piano? Quanti videogiochi prevedono necessariamente la morte o l’eliminazione di nemici? Che percentuale?
    Quanti film invece lo “devono fare”? Viene da ridere, dai.
    Il genere della commedia o il film sentimentale: chi se la sente di fare paralellismi adeguati con un videogioco?
    Vedi, il male è vedere quei cartonati di Uncharted 3 fuori dai negozi con cose tipo “Trama da Oscar e gameplay stellare”, o “meglio di un film” quando alla fine non è affatto un videogioco che tira fuori le palle e riesce a comunicare altro, né a dare altro anche a livello di interazione, siamo immaturi se andiamo a cercare “la tecnica con 5 anni sulle spalle”, ma vi giuro, piuttosto mi ripesco qualcosa da recuperare di anni fa ma che mi evita quel fastidioso senso di “già visto”.
    Basta col pensare che il videogioco “migliore” è il seguito del seguito, migliore sarà per chi vede nel videogioco un programma da aggiornare.
    Il videogioco è il videogioco, e non ha il bisogno assoluto di narrare una storia come invece il film è costretto a fare, qua non vorrei si parlasse di senso di inferiorità (discorso già sentito e direi superato…), ma di sprechi enormi a livello espressivo del videogioco, e anche delle sue potenzialità interattive.
    Ripesco anche il video che avevo realizzato un paio di mesi fa che si inserisce bene in questo discorso. http://www.youtube.com/watch?v=Lp3tuggfJvw

  14. Non mi ci infilo nemmeno tra Ferruccio e Karat, ma forse non è tutto così scuro e piatto come sembra, nell’ultimo periodo sono anche usciti un buon Driver San Francisco con delle idee originali e divertenti e l’ottimo Dark Souls.

  15. ferruccio wrote:

    Ma per favore, dai, come se un giocattolo fosse qualcosa di meno di un film. Volere a tutti i costi i videogiochi “col messaggio” vuol dire rovinarli. A volte ci sta che ci siano giochi che provano qualcosa di diverso, ma, dio mio, il giorno che gli Heavy Rain saranno più prominenti dei Pac Man Championship Edition sarà il giorno che smetterò di giocare. Ma perché i videogiocatori hanno sto senso di inferiorità?
    (ma poi tutta st’aria di sacralità dei film mi fa ridere. Il film medio non è tanto più profondo del videogioco medio. Forse la differenza sta nella pretenziosità dei critici)

    Berlusconismo puro. Così non si può andare avanti di mezzo passo. Tutto va bene, soprattutto la mediocrità, perché questo è quello che vuole il pubblico. Il guaio è che la presunta critica si è messa a parlare come i commercialisti. Ti sfido in singolar tenzone in un podcast a tua scelta.

  16. Però c’è anche il rischio di finire nello snobismo: capisco il senso del post, ma stare sempre lì a prendersela con la piattezza della trama dello sparatutto di turno che senso ha? Soprattutto quando per sputare veleno sulla piattezza dei marine spaziali di turno si ignorano completamente regia, senso del ritmo, potenza espressiva, etc etc che sono elementi secondo me più che degni di analisi…

  17. @ Mario Morandi:
    Per me la cosa è molto molto più semplice,prendo ad esempio due giochi:gears3 e l’ultimo Assassin’s Creed 
    Il primo lo amo,il secondo lo detesto
    Perché il primo propone un gameplay che mi esalta e ne vorrei ancora e ancora
    Il secondo mi annoia vagamente nonostante la cura e l’ambientazione
    La differenza?il gusto personale
    Questo per quanto riguarda la sfera privata
    Se si 

  18. …se si parla di critica specializzata di siti commerciali il discorso è piu ampio ma basterebbe sempre ricordarsi che:son siti commerciali edil valore della produzione conta tantissimo in quanto l’oggettività su di un fattore come il divertimento è pura utopia
    Se lo fosse non saremmo su di un sito come questo a discutere di videogiochi:non ce ne sarebbe bisogno

  19. Berlusconiano a me? O_O

    “Così non si può andare avanti di mezzo passo. Tutto va bene, soprattutto la mediocrità, perché questo è quello che vuole il pubblico.”

    Ma no, no, no. Ma chi parla di mediocrità? Ma perché, un action alla Bayonetta è mediocre mentre un Penumbra no? Ma che discorsi sono?

    Non si può e non si deve partire dal presupposto che le tematiche o le trame siano il metro della qualità o dell’inventiva di un videogioco. Il videogioco non è, se non in rari e ben precisi casi, un medium narrativo tradizionale. Per riprendere il mio esempio: c’è più arte, genialità ed eleganza nel ralenti di Pac Man CE II che in tutto Heavy Rain (che pure mi è piaciuto, eh). Il sistema di combattimento di Bayonetta ha la precisione, la sintesi e la grazia di una poesia. Il solo fottuto salto in Mario Galaxy mi ha dato più piacere di metà dei libri che ho letto nella mia vita. Il multiplayer di un FPS solletica quella parte del cervello umano che nella preistoria era usata per cacciare bisonti, e probabilmente è l’unica cosa, a parte scopare, che mi fa accelerare il battito in maniera così evidente. Non siamo così letterali da volere sempre l’opera che ci fa riflettere sulla mortalità umana; per quello ci sono tantissimi altri mezzi. I videogiochi sono soprattutto slancio cinetico, piacere tattile, gusto meccanico.

    Poi ci sono i giochi che riescono a dire qualcosa di umanamente toccante, ma si parla di casi rari. E’ come aspettarsi che lo sport abbia a che fare col senso della vita. A volte succede, ma in genere lo sport è piacere del movimento. Così come il cinema è un mezzo visivo e il romanzo un mezzo verbale, il videogioco è essenzialmente un mezzo cinetico o enigmistico/strategico.

    Ma anche nei videogiochi narrativi si parla di trama a sproposito: è l’ambientazione il campo in cui il videogioco può davvero eccellere. La trama di Red Dead Redemption è molto bella, ma i veri momenti unici, le vere emozioni profonde, quel gioco me le ha date nelle passeggiate solitarie in un deserto di notte, o in una certa luce del tardo pomeriggio che mi ricordava le mie estati dell’infanzia. Allo stesso modo, Fallout 3 (guarda caso, un seguito) mi è entrato dentro non per la storia che raccontava, ma per la storia del mio personaggio che mi sono costruito unendo i puntini, riempiendo di significato quello che era solo abbozzato dall’ambientazione, creando quella storia nella mia testa.

  20. Tutte osservazioni che posso condividere in pieno, anche perché sostengo fermamente che l’arte del videogioco sia da ricercare appunto nel concept, nelle meccaniche, nel gameplay, e comunque nella direzione di gioco che coordina il tutto e non in una narrazione che troppo spesso è solo accessoria.

    Certo, dipende dai casi: ma perché questi casi devono essere così rari?
    Perché anche quando “narrano” i videogiochi sono pensati con contenuti tardo-adolescenziali?
    Perché Heavy Rain deve essere un caso unico? Che poi anche in Heavy Rain ci sono le fasi pseudo-testosteroniche, sempre lì si deve andare a parare per venire incontro al pubblico “dei videogiocatori” (hardcore, aggiungerei).

    Ma è un cane che si morde la coda. Siamo assuefatti da un mondo che è nato e cresciuto attorno a noi, su misura per noi, giovani maschi nativi digitali o quasi.
    Il successo del Wii tra persone che mai si erano avvicinate a un videogioco la dice lunga in questo senso: ma se è vero che chi si avvicina ai videogiochi per la prima volta cerca un’esperienza solitamente poco profonda e molto cinetica, siamo sicuri che un videogiocatore con esperienza ricerchi la stessa cosa da un videogioco? Non solo, logicamente: voglio giocare a Street Fighter online, ma voglio anche qualcosa che vada oltre i soliti contenuti più adatti a un minorenne che a una persona di trent’anni. E’ chiaro che parlo di contenuti a livello narrativo e di setting piuttosto che di sbudellamenti, linguaggio volgare o scene di sesso slegate da un contesto sentimentale.

    Insomma, profondità ragazzi, che diamine, e questa la si deve esigere da quelle produzioni che millantano “trame da Oscar”. Comunque un gioco mezzo-hentai, mezzo-puzzle, comunque molto originale come Catherine ha venduto mezzo milione di copie ultimamente: segno che i videogiocatori non sono proprio quelli di dieci anni fa. Sarebbe il momento giusto per diversificare un’offerta che, a vedere le uscite più recenti, fa pietà per il suo essere così rannicchiata sui franchise di successo.

    E’ lecito e doveroso criticare l’industria dal lato del consumatore; è opportuno però anche mettersi nei panni dei publisher e comprendere che tentare “strani esperimenti” (così penseranno i produttori di turno) sia molto rischioso a livello economico.

    A livello di contenuti e ambientazione, volendo riallacciarsi al discorso red dead, si era fatto molto in passato col filone delle avventure grafiche punta e clicca; ancora oggi si fa fatica a evolvere il genere e si incoraggia poco questa evoluzione. Il discorso è lungo ma intanto mi fermo qui, se poi ne voleste parlare in podcast davvero con Ferruccio, Simone and co, contattemi pure che sono interessato! 🙂

  21. Molto interessanti le discussioni, ma credo che l’articolo sia più legato ad una certa stama, che sta di fatto remando contro i videogiochi, aiutando a “sacralizzare” il ritorno dei solito brand, incensando (con copertine pompose, voti altisonanti, parole spesso vuote) i giochi “del momento”. Si va a finire in un circolo vizioso che inizia dai giocatori, che parlano bene di un titolo, procede con gli sviluppatori, che puntano sul titolo che ha avuto molto successo (e ne sfornano “copie” o varianti finché possono, serializzando, di fatto, il titolo) e il tutto viene reso fluido dalla maggioranza della stampa specializzata, che si piega sia alle grandi case che al – presunto – volere dei videogiocatori.
    Per me in questa “generazione” di videogiochi si deve valutare e porre l’accento sul grado di originalità del videogioco, facendolo “pesare” molto.
    Mi permetto poi di dire che il caso “Skyrim” è assai distante dal caso “COD”, innanzitutto per un fatto temporale (Marzo 2006 Obivion, Novembre 2011 Skyrim) già abbastanza evidente, poi perché, anche se la struttura e l’impostazione del gameplay è una rielaborazione di quella vecchia (potremmo parlare qui in termini di “aggiornamento”), l’ambientazione, la trama, ma soprattutto l’atmosfera è decisamente peculiare. Morrowind e Oblivion sono due giochi ben diversi, ho giocato pochissimo a questo Skyrim, ma il margine di “diversità” mi pare buono.
    Quindi, condivido la formula “brand” messa in atto da Bethesda, non condivido quella estrema di COD (annuale come i titoli sportivi, che almeno hanno – avevano, vista l’opportunità di aggiornamento di Xbox 360 e PS3? – la scusa delle formazioni) e soci.

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