[Gli ani in faccia] Peter Molyneux: Project Milo? Era una demo…

Un altro pezzo del mito “Natal” crolla inesorabilmente. Chi non ricorda l’E3 2009 dove venne presentato in pompa magna l’hardware che doveva eliminare i controller? Bene, allora ricorderete anche che il ‘gioco’ di punta della presentazione fu Project Milo di Peter “gira il macinino della cazzate” Molyneux. Si trattava di un vero e proprio bambino virtuale da crescere e accudire come si fa con un Nintendogs qualsiasi. Anche i preti pedofili erano soddisfatti della novità e non avevano invocato satana per stigmatizzarla. Ovviamente i fiumi di inchiostro si sono sprecati e in molti, noi compresi, si sono abbandonati a visioni di un futuro in cui il reale e il virtuale… sì sì, le solite storie. Mancava solo l’agenzia di viaggi per il turismo sessuale virtuale e stavamo apposto. E poi Natal e Milo stavano bene insieme e sembravano evocarsi a vicenda…

Con l’E3 2010 Project Natal è diventato Kinect e Milo si è dato alla latitanza (fosse stato italiano lo avrebbero fatto ministro immediatamente). Durante la fiera in molti si sono chiesti dove fosse finito il gioco più promettente della nuova periferica. La risposta non ha tardato ad arrivare. Milo è stato abortito. Molyneux è stato portato in una clinica abusiva ed è stato costretto a perdere il suo figlioccio virtuale. Stando alle parole di Aaron Greenberg della Microsoft, il gioco difficilmente verrà rilasciato:

“Milo, he’s safe and sound back in England. No… the Milo Project is something that Lionhead Studios in their labs had developed. Last year we unveiled the Project Natal technology, we showed a bunch of technology demos as part of that. And obviously [Milo] is a technology demo that continues to exist, but right now it’s not a game that we’re planning to bring to market.”

Parafrasi: vi abbiamo preso per il culo. Dovevamo mostrare qualcosa insieme a quel cesso di periferica per farvi parlare un po’ e scrivere cazzate a manetta. Cosa meglio di un bambino virtuale? Sì, avete capito bene, Milo esiste, ma difficilmente arriverà sul mercato, anche perché per ora giocarci è divertente come cadere a petto nudo su un tappeto ricoperto da foglie di fichi d’india.

A questo punto la domanda “perché Molyneux?” diventa retorica: in fondo il capoccia di Lionhead è dai tempi del primo Fable che non ha più una reputazione da difendere. Un’altra tacca per la sua collezione di figuracce e un bell’Ano in faccia per celebrare la sua faccia di bronzo!

Fonte: Kotaku

Aggiornamento: spaventato dall’Ano in faccia, Molyneux si è affrettato a smentire Greenberg affermando che Milo uscirà… in data imprecisata, ma uscirà. Ci fidiamo? Assolutamente no.

E3, post mortem

Foto di Permanently Scatterbrained

Ho seguito poco l’E3 perché è una manifestazione angosciante. Prima della fiera sono tutti lì ad ammiccare promesse mirabolanti di annunci shock che, regolarmente, non ci saranno. È da qualche anno che all’E3 non viene annunciato nulla, nuove console comprese. L’E3 vive di autoreferenzialità e tenta di trasformare in evento qualcosa che evento non è. Prendiamo il 3DS di cui eravamo a conoscenza da mesi o i vari Move e Kinect che hanno solo confermato tutte le impressioni (negative) dei mesi precedenti. Da bravi videogiocatori finiamo sempre a parlare del nulla mentre il medium mostra evidenti segni di stagnazione.

Ad esempio è stato notato, ma poco sottolineato, che la maggior parte dei titoli maggiori portati in fiera erano sparatutto all’apparenza piuttosto banali. Quanti ‘Call of Duty’ sono stati mostrati? E quanti ‘Gears of War’? Ho perso il conto. A stupire è la reazione esaltata di quelli che, davanti a cloni di cloni, ancora riescono a spendere parole di giubilo, manco fossero dei PR.

Qualcuno mi dirà che, in fondo, c’era Nintendo. Ma cari ragazzi, Nintendo è parte del problema, non la soluzione. Nel senso che coerentemente con le ultime fiere è riuscita a stupire più dei concorrenti diretti, ma lo fa puntando sempre su un repertorio ben strutturato che ormai si porta dietro da diversi decenni. Poco male se ne esce fuori un Super Mario Galaxy, ma siamo sempre lì ad attendere il prossimo Mario per ridefinire gli standard e per cantarne le lodi. Lo stesso discorso è fattibile per l’ennesimo Zelda, l’ennesimo Kirby e l’ennesimo Metroid. Sono sicuro che saranno tutti giochi bellissimi, ma sono sempre parte dello stesso pantheon che ci portiamo dietro dagli anni ottanta e che da allora non hanno fatto mezzo passo in avanti a livello di immaginario, maquillage tecnologico a parte.

È come se il mondo dei videogiocatori cosiddetti hardcore sia stato congelato in una serie di diapositive e che tutto quello che viene considerato ‘nuovo’ sia in realtà un eterno ritorno senza alcuna prospettiva di futuro.

Siamo vittime di un immenso conformismo che ci spinge a celebrare costantemente ciò che eravamo ricercandolo nei prodotti di oggi. Dietro un apparente cinismo non riusciamo a scardinare nessun discorso, ripetendolo all’infinito. Siamo stanchi del passato perché non lo abbiamo mai superato veramente, ma per non apparire patetici non possiamo che dissimularne il disprezzo. Così eccoci a celebrare la gloria dell’ennesimo travestimento della nostra infanzia, eternamente in attesa come tanti Giovanni Drogo, ormai assuefatti alla vista del deserto.

La critica videoludica è il volto kafkiano di questa stasi. Diventata scarafaggio e persa nelle sue eterne contumelie di nessun conto, auspica il cambiamento ma non fa nulla per incarnarlo, sapendo bene che fare un passo in avanti comporterebbe uno sforzo collettivo sovrumano e il rischio d’incomprensione con i lettori. E così, anche quest’anno, ci siamo dovuti sorbire report scritti da fanboy per fanboy, che non dicono nulla e che sono parola nata morta. Il copione è stato rispettato alla grande e le maschere di serietà e professionalità sono state indossate al momento giusto. Come al solito i danni collaterali sono incalcolabili, ricordando che lì dove puoi leggere più volte la parola cambiamento, c’è qualche Gattopardo di troppo.

Ringcast Episodio 38, Speciale E3

Alcuni di voi l’hanno chiesto a gran voce, altri con garbo, altri ancora come MaxxLegend ci hanno smerigliato le palle perchè tutto gli è dovuto e dov’è-l’episodio-che-non-ho-tempo-da-perdere: arriva finalmente sto benedetto commento sull’E3 2010. Con noi on air il Dr. Manhattan e Fulgenzio, due entità fra l’umano e il divino che ci fanno dono della loro saggezza chiedendo in cambio solo un po’ di Bronchenolo tosse.

In questa puntata: giocare all’impiedi con Kinect, le conferenze Nintendo, Microsoft e Sony e tutte quelle minori, il diabolico piano triennale della casa di Kyoto, roba che esce dallo schermo, il lurido patto della moglie di Ulisse e un sacco di sagaci impressioni su tutti i giochi in fiera.

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Il Tentacolo Viola 8

Torna il Tentacolo Viola, il Podcast mutante che fa impazzire gli abitanti di Nettuno e che ha causato l’ignominiosa uscita dell’Italia dai mondiali di calcio! Come al solito, scaricatelo a vostro rischio e pericolo.
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Dopo tre lunghi mesi di esilio, il Tentacolo Viola torna, per questa volta orfano di Gianluigi, con la sua puntata più prolissa (difatti divisa in due). Davide e Andrea, supportati dalla new entry Sergio, discorrono dell’E3 e di quanto sono inutili i francesi con Umberto Moioli, da Multiplayer.it, che ancora con il jetlag losangelino nelle gambe onora con la sua presenza l’ottavo episodio.
Ma il 3DS è veramente una figata? Potrò fare sesso con Kinect? e se sì, troverò una donna dall’altra parte? Perchè in Francia non c’è Blockbuster? e perchè non c’è il Bidet?
Le rispote a questi ed altri terribili quesiti nell’ottavo episodio del podcast del Tentacolo Viola
Scarrricate ed ascoltate!!!

Attenzione: L’episodio è diviso in 2 parti

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Dove trovo il file MP3? Episodio 8: Parte 1 – Clicca qui! Parte 2 – Clicca qui!

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