In seguito alle polemiche suscitate dalla presa di posizione di Sonia Alfano sul videogioco Mafia II, di cui sostanzialmente ha richiesto il blocco della commercializzazione, non sono mancate le risposte del mondo videoludico. A parte i soliti sproloqui da videogiocatore, quelli che “ho giocato un sacco di giochi violenti, eppure non ho mai ammazzato nessuno e non sono diventato un criminale” (bravo, lanciamogli una banana. cit.), ci sono state alcune (poche) risposte interessanti. Quella più articolata e ragionata, che invece di arroccarsi nel fortino in attesa degli indiani cerca di costruire un dialogo con la parlamentare europea, che ricordiamo essere figlia di Beppe Alfano, giornalista vittima della mafia, evidentemente a corto di cultura videoludica (non che i videogiocatori, in genere, ne abbiano più di lei, sia chiaro; hanno solo giocato più videogiochi), l’ha scritta Matteo Bittanti su Wired. Si tratta di una lettera aperta con diversi contenuti interessanti. Ne riporto alcuni estratti (per il link all’articolo originale, andate in fondo alla pagina):
“la censura e’ sempre un atto di violenza. Una violenza simbolica, ma pur sempre violenza. Significa uccidere un artefatto culturale – libro, film, videogioco – rimuovendolo dallo scaffale perche’ ci “da’ fastidio”, ci costringe a confrontare temi che ci mettono a disagio, che mettono in luce la nostra debolezza critica e interpretativa.”
Parlando di linguaggio scurrile:
“Sarebbe utile, per esempio, usare questo elemento statistico in un contesto educativo per esaminare criticamente il linguaggio della violenza, interrogarsi sulle ragioni psicologiche dell’offesa verbale come strategia retorica.”
“A mio avviso, opere “problematiche” come Mafia II andrebbero discusse nelle scuole e in televisione, sui giornali e in rete, analizzate in modo maturo e intelligente.” “Tale fruizione videoludica andrebbe accompagnata dalla lettura e dalla visione di testi che affrontano e descrivono il tema della criminalita’ organizzata senza glorificarla, assolverla, celebrarla.”
“Il vero problema, semmai, e’ che in Italia prodotti destinati a un’utenza matura spesso finiscono nelle mani dei giovanissimi – di giocatori che non hanno ancora sviluppato strumenti critici adeguati per comprendere il messaggio profondo di simili artefatti culturali. Educatori e docenti hanno l’opportunita’ di supplire ad evidenti lacune legislative, insegnare a giocare in modo intelligente. Al pari del cinema e della televisione, i videogiochi andrebbero introdotti e studiati nel contesto scolastico italiano, cosi’ come avviene in altri paesi.”
“la cosa peggiore che un adulto possa fare e’ usare il videogioco come baby sitter. Affibbiare una copia di Grand Theft Auto al proprio figlio minorenne e’ irresponsabile. I videogiochi contemporanei sono opere complesse e articolate, che veicolano molteplici messaggi, messaggi che vanno interpretati e decostruiti in modo critico.”
PS. cari giornalisti videoludici italiani, quando pubblicate una notizia, sarebbe bene riportarne la fonte. Di venti news lette sull’argomento, l’unico ad aver citato la news di Bloomberg è stato il Bittanti.
Aggiornamento: mi è stato fatto giustamente notare che anche Claudio Todeschini ha citato la fonte nella sua news scritta su GamesVillage.it. La potete leggere QUI.
Dichiarazioni di Sonia Alfano a Bloomberg
Articolo su Wired
Articolo sul sito di Matteo Bittanti
Recensione di Mafia II pubblicata su Ars Ludica
Blog ufficiale di Sonia Alfano
Bel pezzo.
E bella la lettera di Bittanti. E’ triste constatare la facilità con cui si cade nel trabocchetto “non mi piace, quindi voglio che sparisca”. Si tratta di una reazione umana, eppure è l’essenza dell’antidemocrazia.
Infine: riportare la fonte (regola n.1 del giornalismo) è un comandamento sempre ignorato nel giornalismo italiano, anche in quello online (in cui riportare la fonte vuol dire dare preziosi link). Il fatto che grandi siti commerciali non linkino perché “non si linka alla concorrenza” è un’ulteriore prova dell’ignoranza e della mancanza di professionalità diffusa.
Mi piace molto il passaggio in cui suggerisce una discussione critica delle opere sensibili nelle aule scolastiche, includendole in un contesto più ampio.
Quanto sarebbe stimolante ricollegare Mafia II all’immagine della mafia nella cinematografia italiana e straniera, passando dai romanzi italiani, e fino ai fatti di cronaca. Tornerei volentieri alle superiori 🙂
Certo se anche i genitori lo facessero a casa, sarebbe perfetto. Ma partiamo dalla scuola se non altro.
parola per parola quello che si scriveva in difesa della tv circa trent’anni fa. sempre sul pezzo tutti quanti, politici, giornalisti, videogiocatori. riviste finte trendy.
Marco, immagino che il problema è che in trent’anni poco è cambiato a livello di approccio pedagogico ai nuovi media, almeno in Italia.
Ogni volta che leggo di notizie del genere, non posso fare a meno di chiedermi quanto queste dichiarazioni siano sentite e sincere e quanto invece non siano frutto di calcolo politico. Non credo che sia un dubbio campato in aria – i politici italiani (ma credo, purtroppo, non sono italiani) sono abituati a coltivare un’ipocrisia di fondo – quello che sostiene la famiglia e i valori cattolici è divorziato, quello che sostiene la legalità assume amici e parenti, quello che sostiene la libertà d’impresa è il primo a viziare il mercato, e così via. Sono cose che purtroppo sappiamo tutti e di cui siamo ostaggio da tempo.
Il risultato in ogni caso è che di volta in volta il pubblico/popolo si intrattiene in discussioni morali e anche in polemiche più o meno accese, mentre magari il politico che ha sollevato la questione se ne frega e si gode il punticino in più di notorietà nei sondaggi.
Detto ciò, massimo rispetto alle vittime di mafia, e concordo sulla necessità di aprire un discorso maturo e articolato sulle tematiche più scottanti nei vg, ma non posso fare a meno di notare come in breve tempo siano stati lanciati due attacchi contro l’industria dei videogiochi (questo, e quello precedente contro Medal of Honour da parte di Augusto Di Stanislao) e che entrambi siano provenuti dall’IDV.
Anche a voler credere nella sincerità e nella buona fede di questi attacchi, comunque non se ne può ignorare la superficialità e l’ignoranza di fondo che li muove. Credo che oltre alle lettere aperte e ragionate come quella di MBF, per cambiare qualcosa bisognerebbe “sporcarsi le mani” e cominciare a ragionare in termini politici.
Un’associazione nazionale di videogiocatori in grado di spostare anche un solo punto percentuale alle prossime votazioni comincerebbe a far sudare freddo qualche onorevole. Far intervenire Take Two (o chi per lei) nella questione, spostandola sul piano economico, potrebbe aiutare qualcuno a rivedere le proprie posizioni.
Purtroppo è questo il mondo in cui viviamo. Morale ed etica contano poco o nulla. Una fiction come “l’onore e il rispetto” che, pur non avendo visto, mi ci gioco le palle che presenta un’immagine della mafia molto più patinata e chic rispetto a quella di Mafia II, non indigna nessuno. Perché? Non sarà mica perché è un prodotto economicamente e politicamente più forte?
Insomma, in buona sostanza quello che voglio dire è che sarebbe pure ora che noialtri videogiocatori cresciamo – e non solo anagraficamente – e cominciamo a vedere il mondo con chiavi di lettura più ampie ed articolate, per poter fronteggiare in maniera più matura questioni come questa, ma anche come la pirateria, il mercato dell’usato, l’indipendenza della critica, etc etc, altrimenti saremo sempre schiavi e, peggio ancora, schiavi inconsapevoli, della politica da un lato e del mercato dall’altro.
Ho giocato un sacco di giochi violenti, eppure non ho mai ammazzato nessuno e non sono diventato un criminale 🙂
A parte questo, quando sento queste fastidiose prese di posizione, per la decimillesima volta nella mia “carriera” di videogiocatore (massì, anche magari a corto di cultura videoludica, chissene), non riesco che a sbadigliare.
Il “transfer” che si ha nel compiere per gioco le azioni più becere è un toccasana per qualunque spirito. Io amo trucidare i pixel così come a volte amo fantasticare di spaccare il muso del tipo con cui sto parlando. Grazie a tutto ciò non sono violento col primo che incrocio per strada. Quindi non levatemi i vg violenti se volete dormire sonni tranquilli 🙂
Si vede, però, che è un concetto troppo semplice da afferrare per i fautori della società Tirata a Lucido (2010 (c)).
uebmaestro
io invece ho giocato a duck hunt così assiduamente che non ci penserei due volte a sparare a un cane se ne avessi la possibilità.
I videogiochi hanno rovinato la mia vita.
Bruciamoli.
Per amor di completezza, anche Claudio Todeschini, su GamesVillage.it, cita il pezzo originale. Qui: http://www.gamesvillage.it/piattaforma/all/articolo/46049/sonia-alfano-contro-mafia-ii.html
Vero, ToSo, errore mio. Avendo scritto il pezzo quasi contemporaneamente, non mi era uscita la news di GV sui motori di ricerca.
Non avevo letto il pezzo, ma come al solito sono d’accordo con Bittanti