Solitamente non amo parlare di cazzi miei al lavoro, non perché me ne vergogni ma per il semplice fatto che odio chiunque mi vomiti addosso le sue banalità fatte nel week-end, convinto che anche le mie siano banali o poco interessanti ad orecchie altrui.
Il lunedì, oltre a ricevere un sacco di informazioni superflue circa la vita privata delle persone che lavorano con me, ricevo anche tantissime informazioni superflue sul calcio, che io non seguo affatto (nonostante mi dichiari tifoso della Roma, tanto per non mettere a diasagio gli altri in presenza di un “diverso”).

Inevitabilmente, dopo che al quinto accenno al campionato mi parte lo screen saver nel cervello o rispondo con un “eh?” o un “oh?” distratto circa un accadimento o una pubblicità passata alla TV (che ormai non vedo più), qualcuno si ricorda che i miei hobby preferiti sono leggere e videogiocare, ed ecco partire le domande di cortesia. “Allora, a che hai giocato nel week-end?”, perché tutti da noi sono videogiocatori occasionali, anche insospettabili cinquantenni che hanno comperato la console al figlio adolescente perché la volevano loro. Non va così bene coi libri.
A quel punto, qualsiasi cosa io dica o risponda alle loro domande più o meno interessate, i commenti sono sempre gli stessi: “Ma dove lo trovi il tempo!”, “Io c’ho famiglia!”, “Sai, i soldi, il mutuo…” e il classico, abusatissimo e tristissimamente vero: “Mia moglie mi taglia le palle se la sera non vediamo assieme quello che dice lei alla TV, altrimenti non mi fa vedere le partite”.
Eppure li vedo sempre, con il Corriere dello Sport sottobraccio, seguire assiduamente tutti gli approfondimenti sportivi e le relative partite (che in questo periodo possono essere anche tre o quattro la settimana!), soffrendo stupidamente circa quattro ore di traffico urbano al giorno. Aggiungiamoci anche un po’ di ciclismo (vecchiettismo per antonomasia), la Formula 1 o il MotoGP, il tutto spolverato da un pizzico di frustrazione femminile per una dolce metà trascurata in mezzo a tante distrazioni. Quanto al fronte economico vanno spesso allo stadio, prendono ferie o permessi per le partite importanti, pagano una Pay-TV salatissima a palinsesto fisso per una manciata di ore a settimana (inutile dire cosa pensano di un abbonamento ad Xbox Live o a un MMOG), fumano… e si fanno stupidamente quattro ore di traffico urbano in macchina.
Probabilmente questi signori passano molto più tempo in occupazioni del genere di quanto ne passi io di fronte ai videogiochi, e in generale sprecano moltissimo tempo a fare cose che io non farei. Nonostante tutto io sono quello danaroso e con tantissimo tempo libero, per via di quella decina di ore settimanali che dedico al mio hobby, che richiede un impegno piuttosto attivo e forse li spaventa anche un po’, visto che si devono decidere cose. Sicuramente è più facile farsi vomitare addosso stronzate da una programmazione (e da una moglie) che non ti dà nemmeno il diritto di scegliere, essere sempre mediocremente benpensanti e far finta di seguire i videogiochi, che ormai vanno di moda e c’hai il figlio che a forza di GTA diventa come il Presidente.
È per questo che quando mi invitano per un caffè il lunedì, faccio un sorriso ipocrita e rispondo con un: “No, tanto non seguo il calcio”.