Retrocrap – It Came From the Desert

Prodotto e Sviluppato da Cinemaware| Piattaforma Megadrive/Genesis | Rilasciato nel 1990

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La versione Megagiaiv/Genesis di It Came From the Desert non la conoscevo. Non che non fossi lieto di avere un retto senza emorroidi, ma pare che Ars Ludica sia letto da persone che non hanno avuto un’infanzia felice. E così eccomi qua a parlare di questo disastro ambientale (le formiche non centrano) sotto forma videoludica. Il nostro lettore Leviathan, dopo averci deliziato con la segnalazione della versione C64 di Vigilante (a cui è stato dedicato un altro Retrocrap) ci ha segnalato anche questa cloaca di pixel. Senza indugiare oltre e senza porre la domanda che vorremmo porre al nostro affezionato sostenitore (Leviathan, ma quanta merda hai giocato nella tua vita?) vediamo cosa ha che non va It Came for the Dessert per la console 16 bit di Sega.

A It Came From the Desert ho sempre associato bei ricordi. La versione Amiga era splendida: la Cinemaware aveva realizzato un’avventura grafica spettacolare e non lineare che faceva il verso ai b-movie degli anni 50/60. Ricordo che ci giocai incantato per giorni interi, anche se ebbi bisogno della soluzione per superare alcune sezioni perché non conoscevo bene l’Inglese.

Ora, dimenticate la versione Amiga. Quella per Genesis è completamente diversa. Si tratta di uno sparatutto multi direzionale alla Gauntlet fatto veramente ad uccello di cane oltre ad avere la visuale a volo d’uccello. Perché trasformare un capolavoro in questa paccottiglia? Forse per rendere ancora meglio il senso di schifo della gente comune davanti agli insettoni mutanti? Una specie di force feedback ante litteram mirante a far digrignare i denti per tutta l’esperienza di gioco così da rendere più realistica la frustrazione per la situazione di emergenza in cui ci si trova? Non lo so.

Quello che so è che il protagonista è lento come il cervello Mara Carfagna e che il gioco fa srotolare i testicoli dopo pochi minuti; giusto il tempo di superare il primo livello.

Il primo approccio con il gioco giocato è traumatico: qualcosa sta scavando sottoterra lasciando delle strisce di terreno smosso. Bene, il nemico, per ora, è proprio il terreno smosso: metterci un piede sopra causa la perdita di una grossa quantità di energia, anche in virtù della scarsa reattività del protagonista. Non si capisce bene perché camminare su della terra smossa causi una morte così veloce, anche perché gli sviluppatori hanno accuratamente evitato di inserire un qualsiasi frame di animazione che mostri, non so, una formica che ci morde le chiappe o un’altra che ci legge Dante. Però si muore e non si può stare tanto a sottilizzare.

Dopo un paio di decessi, dovuti al fatto che se non si è abbastanza veloci, il livello si riempie di terra smossa che non lascia scampo, raggiungo il tizio nella parte alta dello schermo, gli parlo e mi preparo per il secondo livello.

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Anche qui c’è la terra smossa, ma in aggiunta ci sono anche delle formiche verdi che vogliono farmi a pezzi. I nemici seguono un pattern casuale e inizialmente non è difficile abbatterli con il lanciafiamme in dotazione. Tanto posso sparare all’infinito… peccato per il timer di 99 secondi che, una volta scaduto, mi ammazza inesorabilmente (soffocamento da esaurimento secondi? Oppure non è previsto che una persona sana di mente possa giocare per più di 99 secondi a questo obbrobrio?)

Ogni tanto le formiche portano in bocca delle palle colorate con dentro delle stelle… DELLE PALLE COLORATE CON DENTRO DELLE STELLE? Siamo nel deserto, siamo armati di lanciafiamme, i nemici sono delle formiche giganti e gli sviluppatori non hanno trovato una rappresentazione migliore per gli extra? Non so, dei funghi ottenibili prendendo a testate dei muri, magari. Vabbé…

Proseguo lungo la strada e arrivo ad un rete metallica. La sfondo e… altra terra smossa e altri formiconi. Questi sono più duri da abbattere nonostante siano uguali a quelli già incontrati (cambiarne almeno il colore pareva brutto) e qui inizia il vero schifo. It Came From the Desert diventa frustrante e ingiocabile. Arrivato dal padre del protagonista parte un dialogo. Subito dopo qualche battuta il tipo si trasforma in una formica che mi uccide in un batter di ciglia. Che è successo? Era Atom la formica atomica? Oppure, più semplicemente, qualcosa colpì la testa del designer mentre implementava questo evento improvviso e scriteriato?

Ritento.

Altro giro, altro massacro di formiche, altro dialogo con il papi e… altra morte dovuta alla velocità con cui mi viene drenata l’energia da questa specie di boss senza frame di animazione.

Tento un altro approccio. Invece di avvicinarlo lateralmente lo affronto frontalmente. Bene, sono riuscito a tirarmi indietro dopo la trasformazione… ma diavolo, quante formiche! Per ammazzare il boss ci vogliono molti colpi, troppi. L’area d’azione è ristretta e ho difficoltà a schivare tutti i nemici cercando anche di non finire sulla terra smossa. Muoio di nuovo. E ancora. E ancora. E ancora. E ancora. E ancora. E ancora. Non posso più continuare. Devo iniziare da capo. Sadicamente lo faccio.

Arrivo di nuovo dall’uomo formica. Questa volta mi sono premunito e ho preso le granate nel primo livello. Ora gliene lancio una addosso… argh! Me la sono lanciata sulle palle. Uff. Ricominciamo.

Dover ogni volta ripetere il livello è snervante, soprattutto per la lentezza del protagonista. Dopo numerosi tentativi riesco a uccidere il boss, tornare indietro e seguire la freccia che conduce fuori dall’area. Purtroppo la lotta contro il senso di vomito causato dal gioco mi è costata un testicolo. Metto in pausa, creo una barchetta di carta e lo getto, ormai putrefatto, nella tazza del cesso.

Torno imperterrito al gioco. Devo vedere se migliora o se peggiora.

Peggiora.

Ancora formiche. Non ce la faccio più. È monotono come una puntata del Treno dei Desideri. Sono in città. Ci sono altri esseri umani in giro. Le formiche non li filano di striscio, vogliono me… solo me! Arrivo dal classico scienziato pazzo (ovviamente dall’altro lato della mappa rispetto al punto di partenza), non prima di essere finito in ospedale per riprendermi dall’ennesima morte. Lo scienziato idiota mi da una nuova missione.

Formiche verdi, formiche verdi, formiche verdi.

Seguo la strada che conduce alla nuova locazione.

Formiche verdi. Ancora formiche verdi. Soltanto formiche verdi.

Esploro la mappa. Ci sono dei binari. Ci metto un piede sopra e… morto? Devo ricominciare tutto daccapo?

Ma andate ad accoppiarvi con un’idrovora accesa!

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Commento: Non credo che gli sviluppatori della versione Genesis di It Came From the Desert siano gli stessi della versione Amiga. Ma se fossero loro, l’unica spiegazione a questo disastro potrebbe essere l’averlo programmato mentre assaporavano le piogge dorate di un caimano con la prostata esplosa.

Da ricordare: Le rom di questa ciofeca si possono scaricare gratuitamente dal sito della Cinemaware. Fortuna che sullo stesso sito si trovano le immagini ADF della versione Amiga (legalmente scaricabili e utilizzabili con un emulatore qualsiasi).

Giudizio sintetico: Lasciate una cacca nel deserto per dieci giorni e aspettate che una formica mutante l’assaggi rivomitandola per avere una vaga idea dell’esperienza di gioco che It Came from the Desert su Megadrive può offrire.

Un primo sguardo su Söldner-X: Himmelsstürmer

Sviluppo SideQuest Studios | Publishing eastasiasoft | Piattaforme PC, PS3 | Release Inverno ’07/’08

Soldner-X: Himmelssturmer

Söldner-X è uno shoot ‘em up futuristico a scorrimento laterale in alta definizione. Non contempla ulteriori complessità nel cuore del suo gameplay dal forte sapore retro ed arcade: gli scontri sono furiosi, i nemici si moltiplicano sullo schermo lasciando solo lo spazio per manovre istintive dettate dal mero spirito di sopravvivenza, neanche al livello “easy” il giocatore ha vita facile. Söldner-X è lotta senza quartiere in una selva di impulsi laser e di bombe.

Soldner-X: Himmelssturmer

Come gli stessi autori premono a farci notare, Himmelsstürmer è una parola tedesca composta traducibile in “colui che affronta a spron battuto il cielo”, delineando lo stato mentale di chi è disposto a sconfiggere l’impossibile. E impossibile sembrerà il compimento della missione affidata all’utente, chiamato a soverchiare una minaccia capace di porre fine al genere umano (niente di nuovo sotto al sole, dunque: la trama è raccontata attraverso la solita retorica da fine del mondo, ma raggiunge il suo scopo, cioé quello di funzionare da pretesto per rendere plausibili le battaglie).

Soldner-X: Himmelssturmer

La qualità grafica, vero punto di forza dell’opera, raggiunge vette elevate: navicelle e fondali sono realizzati con perizia tecnica, e si amalgamano bene senza pestarsi i piedi a vicenda. La soundtrack è frenetica, tremendamente old-style nella sua elettronicità da metà anni Novanta. Cinque tipi di armi a disposizione (di cui bisogna fare attenzione anche al surriscaldamento) per fronteggiare orde di bombardieri, insetti giganti, serpentoni dall’alito cattivo and so on.

Soldner-X: Himmelssturmer

In vendita in una lussuosa edizione limitata su Play-Asia (retailer pronto a puntare su sviluppatori indipendenti, a quanto pare) e presto disponibile nel PlayStation Network, Söldner-X: Himmelsstürmer è un richiamo all’avventura per vecchi leoni segnati nello spirito da mille epici scontri in Gradius V, Einhänder ed R-Type. Occhio però: per quanto ho avuto modo di vedere (e provare), non brilla di originalità (ma questo ormai risulta chiaro sin dal primo screenshot) né di particolare senso artistico. Per un parere definitivo, però, rimando ad una futura recensione completa.

Genetos

Genetos è un ambizioso meta-sparatutto/videogioco a scorrimento verticale che si prefigge di “far giocare” con la storia del genere.

Si parte da Space Invaders: nemici tutti uguali estremamente naif, background nero e pochi proiettili.

Nella seconda generazione appaiono le stelle sullo sfondo, i nemici iniziano a prendere forme più definite e i proiettili aumentano; sia quelli sparati dai mostri, sia quelli sparati dalla nostra navicella. Si può usare una smart bomb.

Nella terza generazione il background è colorato e appaiono delle sfumature a disegnare lo spazio stellare. I nemici sono molto più definiti e lo schermo è pieno di proiettili. La smart bomb diventa più versatile e dinamica.

Ogni generazione ha il suo boss caratterizzato in base alla sua epoca.

Genetos non è ancora completo, però è possibile scaricare una demo che permette di provare tre generazioni.

Genetos

Sito ufficiale