Sviluppato da Renegade Kid | Pubblicato da Mastiff | Piattaforma NDS | Rilasciato il 13 Gennaio 2009 [USA]
I Renegade Kid sono originali, perché hanno scelto un modo per distinguersi nel mare magnum della sconfinata ludoteca DS: la grafica. Attenzione, non sto parlando né di stile, né di particolari effetti inediti, ma di mera capacità di rappresentare su schermo delle scene tridimensionali renderizzate in tempo reale. Le potenzialità grafiche del portatilino Nintendo – non è certo un mistero – non fanno gridare al miracolo, ed è per questa ragione che nel mercato abbondano estetiche color pastello e soprattutto bidimensionali. Si può dire, insomma, che l’elemento che latita in quasi tutti i giochi DS sia proprio la mancanza di sovrastruttura grafica, ovvero di qualsivoglia orpello barocco. Pensandoci meglio, c’è un altro elemento, strettamente correlato al primo, che caratterizza la produzione RK: la trasposizione su handheld del genere dei first person shooter. A memoria, rammento solo Metroid Prime Hunters, e poi il vuoto siderale: DS e FPS non è proprio un connubio vincente.
Le due peculiarità appena enunciate non solo caratterizzano Moon, ma lo definiscono quasi completamente: si potrebbe semplicemente dire che il titolo in oggetto è un fps con una grafica che non t’aspetti su un DS. Punto. Stop. Riflettendo un attimo su questo fatto, si scopre immediatamente una terza peculiarità: gli sviluppatori non hanno evidentemente pensato ai casual gamers come audience di riferimento del titolo, quanto piuttosto ai pc-isti che non riescono a tagliare il cordone ombelicale con gli sparatutto in prima persona nemmeno quando sono in treno o in autobus (o comunque lontano da un computer). Affascinante e al tempo stesso coraggioso.
Le meccaniche sono identiche al precedente Dementium: The Ward: sullo schermo superiore è visualizzato ciò che vede il protagonista, il cui sguardo è diretto tramite l’azione del pennino sul touch screen inferiore. Qui, inoltre, sono mostrati i vari menu di opzioni, l’inventario delle armi, e la mappa del luogo. I movimenti sono affidati alla croce direzionale oppure al D-Pad, mentre si spara mediante il pulsante dorsale sinistro. Durante l’avventura, però, capiterà di controllare anche un piccolo drone (fondamentale per raggiungere luoghi inaccessibili al protagonista) e un mezzo di superficie (una sorta di humvee lunare). L’amalgama che ne deriva funziona in modo preciso ed efficace in ogni situazione.
L’ambientazione fantascientifica stuzzica parecchio all’inizio, perché ci porta a dover fronteggiare una crisi in una base umana installata sulla Luna: ben presto si scopre che la nostra specie non è l’unica che ha deciso di stabilirvisi. Così, al maggiore Kane – l’alter ego del videogiocatore – viene data la missione di indagare e porre fine alla minaccia di una razza aliena evidentemente ostile. Peccato che, con lo svilupparsi dell’azione, l’atmosfera sci-fi si scontri con la dura realtà fatta di corridoi e avversari tutti uguali (sebbene siano da rilevare alcune architetture davvero stupefacenti), con ostacoli fatti con lo stampino e l’abusato schema del dover andare dal punto A al punto B passando per un punto C lontanissimo per poi tornare indietro. Questo secondo me rappresenta un passo indietro rispetto a Dementium, dove la tensione veniva mantenuta ad alti livelli dalla semplice trovata dell’oscurità, sondata solo da una piccola e debole torcia, mentre in Moon scema velocemente, senza che siano opposte efficaci contromisure. Nemmeno gli scontri riescono ad elevarsi dalla media, perché le limitazioni del NDS non permettono né una presenza eccessiva di nemici contemporaneamente su schermo (di solito attaccano massimo in 4) né un’intelligenza artificiale che trascenda il mero comportarsi da bersaglio mobile.
Se i Renegade Kid vogliono continuare per questa strada, dunque, sarà meglio che si concentrino su storyline e level design, perché la prossima volta non basterà certo lo sforzo tecnologico a salvare il loro progetto dalla croce della ripetitività, principale difetto di Moon, che non gli permette di assurgere all’eccellenza nonostante alcuni buoni spunti, che gli sono valsi dei commenti entusiastici in giro per la rete.
all’inizio prende, ma diventa ripetitivo dopo il secondo livello. Oltretutto il sistema di controllo mi ha fatto venire i crampi 😀
In effetti sembrava un titolo promettente e tecnicamente pregiato, peccato per questo difetto non di poco conto. Nell’era dei giochi brevi, la ripetitività va assolutamente condannata.
Sarebbe da citare l’evidente ispirazione a Metroid, non come gioco in sè ma proprio a livello stilistico.
Molte cose si rassomigliano, il drone che svolge la funzione di morfosfera(ma che comunque ha un suo perchè), le musiche elettroniche, le stanze di salvataggio che hanno un tema molto simile a quello della saga di Yokoi.
Un pò Metroid, una spruzzata del primo Halo(il modo di guidare il rover lunare) ed un buon impianto grafico.
All’inizio molto carino, ma la ripetitività arriva presto e le trovate degne di nota non sono poi molte, se proprio non si può fare a meno di FPS per Ds allora è da tenere in considerazione, altrimenti si può passare oltre.
A me anche il controllo di Metroid (sempre per DS) aveva fatto venire i crampi. E nemmeno la PSP era poi molto meglio sul fronte degli FPS.
E’ un genere che ora come ora mal si sposa con la portabilità.
Più che altro sia Metroid che Dementium hanno un sistema di controllo un po’ “particolare” e io ad esempio con le mani enormi che mi ritrovo sono impossibilitato a giocarci decentemente…