Il gioco ad occhi chiusi

I giochi GBA della serie “bit generation” sono tutti contraddistinti sia da una grafica minimale stilizzata ed essenziale che da un sistema sonoro primitivo, duro, elettronico, quasi retrò. E’ una serie di puzzle game che sintetizzano e riducono in minimi termini le azioni che stanno alla base di ogni videogioco: Muoversi e gestire uno spazio virtuale. Ti tutta questa serie molto interessante, Soundvoyager è quello che mi ha colpito di più, perché tenta di ribaltare l’esperienza sensoriale tipica dei videogiochi. La parola Video-gioco, contiene al suo interno la definizione di “immagini che costituiscono un gioco”, quindi il senso che privilegiano, più di tutti, è senz’altro la vista. SV invece tenta di scardinare questa prevalenza della dimensione “scopica” (prevalenza che fa parte della vita di tutti i giorni) e ci propone un modo di giocare (e quindi di muoverci e di gestire uno spazio virtuale) che privilegia la dimensione “auditva”.

Soundvoyager

Il giocatore muove una sorta di sonda spaziale immersa in un universo stellato alla ricerca di suoni persi nel vuoto. Lo scopo di ogni livello è appunto quello di collezionare questi suoni separati di modo che, uniti tutti assieme, possano formare una melodia unica. Basandoci solo sul nostro udito e aiutati dalla stereofonia (sono indispensabili un paio di buone cuffie), dobbiamo inseguire la fonte del suono che percepiamo e riuscire a passarci in mezzo, se ciò avverrà, allora il rumore si aggiungerà al sottofondo musicale che stiamo componendo e dovremo passare subito alla ricerca della fonte sonora successiva.
Oltre a questo schema di gioco base, SV propone una serie di minigiochi che coinvolgono l’uso preponderante dell’udito. Abbiamo un gioco dove dobbiamo intercettare le fonti sonore mobili che si stanno avvicinando a noi con un cannone, oppure inseguire un’altra fonte per uno spazio chiuso finche non la acciuffiamo (quando la sonda “sfrega” su una delle pareti si avverte una sorta di fruscio), oppure seguire un percorso di slalom con le porte invisibili che mandano solo dei disperati “bip”, oppure, chiusi in corsie, dobbiamo tentare di evitare di collidere con le fonti sonore che ci vengono in contro.

Soundvoyager 2

La cosa che colpisce di più, è il fatto che si possa giocare a questo videogame senza mai aprire gli occhi. Certo, la grafica offre qualche aiuto: La vicinanza delle fonti è segnalata da una sorta di soundscope e da una serie di luci multicolori che si accendono a “ritmo di musica”, ma affrontare questa esperienza chiudendo gli occhi è senza dubbio l’aspetto più interessante del gioco. Ovviamente non stiamo parlando di un capolavoro di giocabilità, ma di qualcosa che tenta di ribaltare la nostra esperienza sensoriale così come la conosciamo.

4 commenti su “Il gioco ad occhi chiusi

  1. in tema di videogiochi del genere, consiglio di reperire “Rythm Tengoku” per Gba. è uscito solo in giappone, è praticamente una specie di wario ware, con uno stile grafico ancora piu essenziale, il quale però è composto da una innumerevole serie di minigioco a “ritmo musicale”. Per riuscire a eseguirli correttamente più che la vista infatti è da usare l’udito, per andare a ritmo.

  2. Allora, l’emulazione mi sembra funzioni bene, anche se non ho provato il gioco con le cuffie ma solo con le casse. Io consiglierei comunque di provarlo su GBA o su DS, rende certo di più. Della serie Bit Generation ho provato anche Dialhex (di cui avevo scritto anche qualcosa tempo fa sul mio blog),dotstream e Orbital, potrei scrivere anche su di questi. Adesso vedo se riesco a recuperare Tengoku, mi piacerebbe approfondire un po’ di più questi audiogame. Purtroppo stavo per aggiudicarmi su ebay Blindness (un vecchio film interattivo con interfaccia studiata apposta per i non vedenti) ma me lo hanno soffiato all’ultimo momento!

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