The Legend Of Zelda: Phantom Hourglass – uno sguardo veloce

Piattaforma: Nintendo DS | Sviluppo: Nintendo EAD | Release: 24/06/2007 (JAP) – 01/10/2007 (USA) – 19/10/2007 (EUR)

Link Quando la tua ragazza prende a fissarsi con un videogioco scritto interamente in giapponese, sono pochi i pensieri che riesci a formulare: o è matta, o si tratta di un gran titolo. Ora, io non sono uno di quei tipi capaci di portare a termine un Metal Gear Solid (ma neanche un PowerStone o un Ikaruga) in lingua nipponica: per me la presenza di un idioma comprensibile costituisce requisito fondamentale per la fruizione di un contenuto. Però, parlando di Zelda, ho voluto fare un’eccezione alla regola (pur continuando a non capire quasi una mazza circa gli sviluppi della trama), gettandomi in una lunga sessione di prova.

Quel che immediatamente si realizza non appena si comincia a giocare a Phantom Hourglass è di trovarsi proprio al cospetto di un capitolo della serie di The Legend of Zelda: non solo il protagonista, ma anche scenari e mood generale riconducono alla classica avventura del simpatico Link, per la seconda volta nella sua carriera immerso in un mondo 3D in cel-shading. Questo senso di familiarità rappresenta – per alcuni – un punto di debolezza, un male (in effetti, persino nel sollevare una gallina si capisce che l’unica differenza tra A Link To The Past – uscito nei primi anni Novanta – e il titolo adesso in oggetto consiste nella realizzazione tecnica), mentre per altri costituisce invece il ritorno in un ambiente amico da lasciare quanto più inalterato possibile. Detto in parole semplici, giocare a Phantom Hourglass assomiglia all’ascoltare un disco qualsiasi – purché non appartenente all’epoca Blaze Bayley – degli Iron Maiden: autocitazioni a palate, poche novità strutturali, ma alta qualità.

Continuando a prendere confidenza col prodotto, non si può fare a meno di osservare quanto ottimamente concepito e implementato sia il sistema di controllo, che avviene attraverso il contatto tra stilo e touch-screen; col pennino infatti si muove la fatina (in guisa di cursore, come accadeva in Twilight Princess) che accompagna Link, e con dei semplici tocchi si indica la meta da raggiungere, il personaggio o l’oggetto con cui interagire, il nemico da soverchiare. I movimenti sono naturali e fluidi (per sferrare un attacco ad ampio raggio con la spada, si traccia velocemente un semicerchio; ancora, per utilizzare una bomba la si raccoglie con un piccolo tocco, e la si lancia nel luogo desiderato puntando il cursore verso l’opportuna direzione), tanto da far sorgere la domanda di come mai sia stato necessario così tanto tempo dall’uscita del DS prima di concretizzare in maniera convincente un tale meccanismo. Tanti complimenti ad Eiji Aonuma ed i suoi, dunque, per il raggiungimento di un simile risultato che, ne sono sicuro, verrà in futuro ripreso da molti altri sviluppatori. Integrato nel sistema si trova anche il microfono, sfruttato per risolvere piccoli puzzle ed enigmi (come soffiare per eliminare la polvere che impedisce l’esatta lettura di una carta nautica).

Zelda

Come in Wind Waker (di cui Phantom Hourglass è un seguito), la navigazione assume un ruolo rilevante nel gameplay: la piccola imbarcazione in dotazione è l’unico atto a garantire lo spostamento da un isolotto all’altro. A differenza del titolo GameCube, però, andar per mari appare molto meno romantico in questa occasione, perché meno dispersivo, dato che una volta tracciata la rotta (sempre mediante stilo e touch-screen), la barca (adesso a vapore, non più a vela) la seguirà pedissequamente, lasciando all’utente solo la facoltà di difendersi dagli avversari marini col cannone o saltare ostacoli imprevisti.

Dopo alcune ore di gioco, decido infine di spegnere il DS e restituire la cartuccia alla legittima proprietaria: ciò che ho visto mi manda letteralmente in fibrillazione, ma non voglio continuare a rovinarmi la sorpresa. Sono abbastanza convinto della grandiosità di Phantom Hourglass, pertanto attendo con impazienza il lancio della versione occidentale, fissato per ottobre, e rimando a tale data qualsiasi giudizio definitivo.

7 commenti su “The Legend Of Zelda: Phantom Hourglass – uno sguardo veloce

  1. Credo sia IL gioco capace di mostrare le vere potenzialità del DS e delle sue features. Graficamente lo trovo delizioso un pò come il suo predecessore per cubo (il cel shading viene spesso sottovalutato), sicuramente lo farò mio quando uscirà in Europa (non ho fretta e in fondo Zelda non fa parte delle mie saghe preferite, pur avendo apprezzato un pò tutti gli episodi).

  2. Mmm… io ho imparato l’inglese, giocando ai videogiochi. Di recente ho pensato che potrei impararci lo spagnolo, e ho cominciato a muovermi in questo senso 😀

    Certo il giapponese sarebbe difficilotto xD

  3. StM: conosco gente che nei menù jappi ci sguazza alla grande pur non conoscendo la lingua; come facciano, per me rimane un mistero…

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