Sinking Island: Un’indagine di Jack Norm

Il ritorno di Benoît Sokal non poteva passare meno in sordina. A differenza dell’ingente budget investito in pubblicità per la sua precedente avventura grafica (Paradise, flop inaspettato), questa volta nulla è stato fatto per promuovere il nuovo titolo della White Birds Productions, prima avventura a sfondo giallo per il buon Benoît, facendolo passare quasi inosservato. Questo titolo, dalla media longevità, gode di una realizzazione alquanto altalenante: se da un lato abbiamo dei fantastici fondali realizzati con maestria (dopotutto è proprio questo che si cerca in un’avventura di Sokal) e animati egregiamente, dall’altro lato abbiamo i modelli poligonali dei personaggi realizzati con molta approssimazione e che stridono abbastanza con il resto (specialmente se confrontati con gli artwork che appaiono ogni volta che si discute con loro). A peggiorare il tutto, la versione nostrana gode di un doppiaggio ai limiti della denuncia che quasi sfiora la palma del peggiore nel genere (ancora detenuta da The Moment Of Silence); un vero peccato, soprattutto perché essendo un’avventura investigativa, i dialoghi occupano una fetta importante del tempo di gioco. E pensare che i precedenti lavori di Sokal hanno sempre avuto doppiaggi degni.

Sinking Island su Ars Ludica

Le cose da fare non sono poi molte, la struttura di gioco si riduce ad un chiedi chiedi generale a tappeto a tutti i residenti dell’imponente costruzione in cui è ambientato il gioco e quei pochi enigmi (un paio) che incontrerete saranno di facile soluzione. Alla luce di queste prime righe, il gioco pare da bocciare senza remore, beh in verità non è così e vi spiego perché. L’ambientazione è estremamente suggestiva, la trama è intrigante, seppure abbastanza classica per il genere, i personaggi coinvolti sono tanti e sarà molto interessante scoprire ciò che nascondono con il procedere delle tre giornate di gioco. Sì, perché il gioco offre la possibilità di simulare lo scorrere del tempo (una feature interessante ma che si può disabilitare), concedendovi 3 giorni di tempo (proporzionali allo scorrere del tempo nel gioco) per risolvere il caso e lasciare l’isola con il colpevole in manette. A questo aggiungiamo il personal police assistant, uno strumento davvero ben realizzato, fulcro dell’impianto ludico, che permette di confrontare e relazionare tutte le dichiarazioni, foto, indizi e prove raccolte, aiutandoci a comporre un puzzle che alla fine ci porterà a scoprire l’assassino. In sostanza, ciò che più conta nella struttura di gioco è fatto davvero bene.

Sinking Island su Ars Ludica

In conclusione, se riuscite a passar sopra al doppiaggio (io ce l’ho fatta con difficoltà, ma alla fine un pò ci si abitua) e non avete paura di lunghi dialoghi con un po’ di pixel hunting a condire il tutto (ma alla fine in quale avventura punta e clicca degna di questo nome manca?) e magari siete anche fan di Benoît Sokal, questo gioco può valere il prezzo (pieno, circa 40 euro) che costa.

5 commenti su “Sinking Island: Un’indagine di Jack Norm

  1. Mi sembra che le produzioni di Sokal siano scadendo lentamente… Come se fossero figlie di un impianto tecnologico vecchio.

  2. Guarda i fondali sono davvero ben fatti e moderni. Con moderni intendo che sono animati bene e anche le ombre dei personaggi vegono gestite in maniera corretta, cosa rara per avventure con personaggi 3D su fondali 2D. Peccato per delle cadute di stile, ma sono convinto che il budget investito sia inferiore a quello usato per Paradise.

  3. Bravo Joe, vedo che col tempo avete trovato una modalità omogenea da un punto di vista sia visivo che concettuale per trattare i videogiochi sul blog.
    Per quanto riguarda Sinking Island può interessare come proposta, ma il prezzo? Dannaz, è ancora troppo alto. Se fosse 30 sarebbe già accettabile.

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