D&D ci Spiega Come non Fare Digital Delivery

Quando si parla di digital download la gente pensa sempre e solo ai videogiochi, al massimo alla musica; eppure di iniziative simili in altri domini ce ne sono state parecchie. Ad esempio l’editoria è stato forse il primo vero mercato ad appoggiarsi alla distribuzione digitale, da molto prima del lancio dell’iPod, quando ancora esistevano i Palm e l’Apple Newton era poco più di un ricordo ilare. Ancora oggi è uno dei settori dove la distribuzione digitale regna più florida anche grazie anche ad un massiccio investimento da parte degli editori.

Nel mondo dell’editoria ludica il fenomeno era rimasto per lo più vincolato alle case indipendenti, e solo di recente Wizards of the Coast aveva iniziato a far distribuire i manuali della 4a edizione di D&D  a terzi (guarda caso gli stessi portali che già vendevano manualistica indipendente per la 3a edizione).

Ho avuto una doccia fredda quando oggi ho ricevuto la seguente e-mail, che, garbatamente, mi informava che WotC ha deciso unilateralmente di vietarmi l’accesso ad un bene regolarmente acquistato:

“By now, you have probably learned that Wizards of the Coast recently decided to cease the sale of digital download versions of their books. This means that *** and *** will no longer be able to offer you future downloads of Wizards titles you have purchased.

We are offering you a final 24-hour period in which to re-download copies of any Wizards of the Coast files you have purchased from us in the past. If there are any titles you purchased, and you need a new copy of the file for your personal archive, this is your last chance to get it.”

In anni di acquisti da indipendenti i servizi di cui sopra non hanno mai smesso di supportare i vecchi download, anche quelli di prodotti non più sul mercato o i cui editori sono falliti. Invece, da una multinazionale, arriva lo switch-off dopo pochi mesi, forse motivato anche dalla partenza di un servizio online simile, ma su abbonamento, erogato da WotC stessa.

Fortunatamente, per i download in questione non c’era alcun DRM con cui fare i conti: si perde solo il diritto ad avere un repository affidabile nel tempo per scaricare nuovamente le proprie copie in caso di smarrimento. Non peggio di quanto EA non faccia già sul suo sito. La possibilità di continuare ad utilizzare in maniera indefinita il proprio acquisto è garantita dal buon senso dell’utente.

Quando c’è un sistema di attivazione e certificazione di mezzo, invece, la situazione può essere molto più drammatica, come sanno bene gli utenti di MSN Music, che l’anno scorso si sono visti chiudere il servizio e le relative licenze connesse con gli acquisti fatti.

La class action risultata dall’evento ha acceso in seno alla commissione antitrust degli Stati Uniti un acceso dibattito (ancora in corso) sulla legalità di certi sistemi di tutela digitale, dibattito che ha spinto molti e-store a giocare d’anticipo disattivando il supporto al DRM, in realtà non senza doppi fini. L’idea preponderante, infatti, è quella di rendere il DRM delle licenze d’uso analogo ad un servizio di certificazione digitale (rendendo quindi obbligatoria la portabilità ed il supporto delle licenze da parte di chiunque eroghi servizi simili), visto che il suo scopo è proprio certificare l’acquisto. In questo modo, la licenza sarebbe di proprietà dell’utente (non del distributore) che potrebbe accreditarsi verso diversi servizi e community per utilizzare i propri acquisti.  Paradossalmente, i servizi che ora sono più liberali sarebbero esenti da tali obblighi, continuando a tenere in ostaggio il pregresso di acquisti degli utenti, scoraggiandoli dall’aderire a servizi o community (visto che sempre più spesso si parla di mash-up multimediali connessi agli acquisti digitali) più convenienti o meno limitanti.

Spostando in chiave videoludica il mio disguido con WotC, la prospettiva rimane inquietante. Cosa succederebbe ai miei acquisti se un grosso publisher revocasse i diritti di distribuzione digitale delle aziende a cui li ha concessi sinora? Oppure se un grosso distributore fallisse?

Visto che la GI è, come al solito, in tremendo ritardo tecnologico rispetto al mondo reale, vale la pena di chiedersi anche come evolverà l’emergente migrazione verso il DRM di alcuni dei più popolari sistemi di distribuzione digitale proprio ora che, apparentemente, stanno per cambiare le carte in tavola con la prospettiva di un ragionevole accordo tra la tutela dei diritti d’autore e quella dei consumatori.

4 commenti su “D&D ci Spiega Come non Fare Digital Delivery

  1. Il digital delivery è un po’ come l’LCD contro il CRT: è cool e molto più pratico, tutti lo comprano, ma non tutti si avvedono degli svantaggi.
    Prendi Steam. Già solo il sistema di patches automatiche è comodissimo, peccato che mi sia costato il diritto di rivendere i giochi che ho comprato (da notare che non ho detto “i giochi che posseggo”)!

  2. Indichi IL problema per cui io, come molti altri, compra poco o nulla in DD.

    Ho cambiato telefono 5 mesi fa, in memoria ci sono ancora Lumines e altri giochetti. In teoria avrei dovuto contattare 3 e chiedere che me li passino su quello nuovo senza costi aggiuntivi; nella pratica ci ho rinunciato e venduto il cellulare su eBay mettendo quei giochetti come valore aggiunto.
    Avrei dovuto impuntarmi per una questione di principio, ma dovendo aumentare le ore di lavoro per fronteggiare la crisi,non mi va di sprecare il poco tempo libero ruttando minacce di morte ai precari d’un custom center per un qualcosa pagato pochi euro; ma se ci fosse una legislazione sulla Calls Action anche in Italia il discorso sarebbe diversocoi i fan del gattino Virgola coalizzati per passarselo dall’N95 all’iPhone e all’N96.

    Se però passo dai 3€ per un passatempo a cifre più consistenti per prodotti di ben altro spessore, e di cui conto di fare un uso intensivo, mi tiro indietro se non ho gli stessi identici diritti di cui usufruisco comprando in negozio su supporto fisico. E questi diritti non sono cosa da poco! Per primo il diritto di rivenderlo come e a quanto voglio, facendoci la cresta se il prodotto diventa sacro ai collezionisti. Seguito dalla possibilità di usarlo senza limitazioni: se l’azienda fallisce o cambia CdA non deve mai diventare un mio problema!

  3. Mi spiace ma qui senza legislazione in materia non si andrà da nessuna parte.
    È ovvio che chi mi ha erogato un servizio debba rispondere in eterno di questo e quindi se io voglio scaricare il titolo acquistato anche fra 100 anni dovrà essere possibile. Se chiudono, beh gli deve essere proibito di riaprire un’attività analoga fino a che non possono garantire di poter rierogare i servizi già dovuti. L’alternativa è che nel momento in cui cessi di fornire certi servizi perdi anche tu il diritto a gestirli e nel caso di un publisher l’obbligo di renderli liberi e gratuiti.
    Insomma non esiste che si scappi e ce la si cavi. O almeno spero sarà così un giorno (utopico come sempre).

    Cmq qualcosa stardock nell’ultimo periodo ha fatto (anche se annunciato da almeno un anno), ovvero l’idea di trasformare il contratto in un cliente-publisher/developer invece che cliente-providerDD.
    A mio avviso non dovrebbero nemmeno esistere licenze diverse per lingua o versione. Se io compro il titolo tot, devo avere il titolo tot, non mi centra nulla se poi è stato tradotto, ampliato, e portato su altre piattaforme.

  4. Le legislazioni le fanno quando c’è massa critica (ovvero un numero di utenti tale da essere interessante a livello elettorale) ergo per il DD la storia sarà molto lunga, forse 10 anni. Pensa a quanto c’è voluto per regolare le vendite postali, il diritto di recesso entro 7 giorni; o alle suonerie per cellulari che diventano abbonamento settimanale.
    Più probabile che la massa stia alla larga dal DD appena si rende conto che il grosso publisher\provider è poco affidabile: la gente non s’impunta per 3€ ma per 300 si.
    Fin’ora è successo solo a pochi e principalmente oltreoceano ma appena 10000 utenti italiani si vedranno bloccare l’account per un DRM sbagliato (Gears of War per Pc… a proposito com’è finita? )o perchè un CdA ha cambiato strategia, il DD diventa sinonimo del “Baffo” o “Wanna Marchi” hai voglia a recuperare i clienti persi.

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