Sviluppato da Taito | Distribuito da Square-Enix | Piattaforme: Nintendo DS | Pubblicato 2008 | Sito ufficiale
The Legend of Kage è un coin op del 1985 che non ha mai goduto di grossa fama (peraltro giustamente visto che non è certo annoverabile tra i capolavori). Il gioco in sé non era male: un platform game con ninja piuttosto frenetico, ma che soffriva di alcuni difetti che non erano perdonabili e che quindi, come spesso accade, venne dimenticato. Nel 2008 la Taito, sotto l’egida di Square-Enix, ha deciso di dargli un sequel e di pubblicarlo su Nintendo DS. Il motivo del gesto inconsulto non è ben chiaro, forse la volontà di dare una seconda chance a un brand abbandonato? Forse uno degli sviluppatori ha un’amante che si chiama Kage e ha voluto dedicargli un’opera sotto mentite spoglie? Chi può dirlo. Rimane il fatto che The Legend of Kage 2 è uscito e non se n’è accorto praticamente nessuno (sarà un male?).
Avviato il gioco bisogna scegliere il personaggio da guidare (Kage o una certa Chihiro) e stare a guardare mentre viene rapita una sacerdotessa che serve a un tizio indemoniato per fare le sue cosacce da demone. Ovviamente non ci resta che partire al salvataggio, come nei bei vecchi coin op di una volta, quelli in cui ci si lasciava il sangue oltre che i soldi. Da bravi ninja, i nostri due eroi sono in grado di lanciare shuriken e di combattere corpo a corpo con un’arma apposita (una katana o una kusarigama). I nemici sembrano usciti da un catalogo di racconti giapponesi: ci sono altri ninja di vario colore (mi sono sempre chiesto come facciano a nascondersi quei ninja che indossano tutine rosse sgargianti… bah), degli uccellacci che non si fanno gli affari loro, dei cani che sono come gli uccellacci e così via. Alla fine di ogni livello, a parte un paio al termine del gioco, bisognerà affrontare il classico boss.
I boss di The Legend of Kage 2 sono uno degli elementi migliori del gioco, poiché sono stati studiati per essere affrontati ciascuno in modo differente e offrono un buon livello di sfida al giocatore, con i boss finali che sono veramente difficili da buttare giù e richiedono molta attenzione e molta pratica. Purtroppo in mezzo ci sono i livelli, verrebbe da dire, che sono la fiera dell’anonimato e mancano di dettagli. Non è esagerato dire che si è visto di molto meglio sul Super Nintendo. Il problema non è soltanto nella bellezza degli scenari in sé, ma anche nel loro design, che fa acqua da tutte le parti. Alcuni si sono lamentati dell’eccessiva difficoltà, ma in realtà non è proprio così, visto che spesso basta correre come forsennati per arrivare dal boss di turno in modo indolore. Così facendo però si lasciano per strada i bonus che servono per comporre i poteri speciali del protagonista scelto di cui parleremo dopo (ma anche no).
La pecca maggiore, ovvero l’imprevedibilità dei nemici che rende alcuni livelli veramente frustranti, è dovuta alla visuale eccessivamente ristretta nonostante l’uso di entrambi gli schermi del DS. Capita spessissimo di essere attaccati da un nemico veloce in arrivo da fuori campo mentre si è impegnati in altro, senza avere il tempo di reagire, anche a causa anche della scarsa reattività generale di Kage e socia. Con un po’ di pratica si riesce a ovviare al problema, almeno nei primi livelli. In quelli più avanzati conviene semplicemente lasciare perdere gli scontri e mettersi a saltare come forsennati, anche perché i nemici aumentano esponenzialmente e attaccano a random.
Come detto in precedenza, il protagonista selezionato ha a sua disposizione dei poteri speciali. Il potere principale è la moltiplicazione delle immagini residue nella retina con peto per confondere i ninja incauti, ma raccogliendo delle sfere in giro per le mappe è possibile comporre dei ninjistu e ottenere altri poteri come il potenziamento dell’attacco, alcune magie, l’aumento della velocità e così via. A parte rari casi, le sfere sono dislocate in luoghi particolarmente impervi da raggiungere e che spesso richiedono di percorrere i livelli più volte, dopo aver ottenuto dei miglioramenti delle capacità base. La cosa che più scoccia è che usarli costa moltissimo in termini di KI (l’indicatore in basso a sinistra dello schermo inferiore) e che ricaricare l’energia è affare improbabile. Il risultato è che durante i livelli si tende a dimenticare di disporre dei poteri e al massimo conviene conservarli per i boss in modo da farli fruttare al meglio.
Commento: The Legend of Kage 2 è stato pubblicato per dimostrare il teorema secondo cui è difficile fare bene un remake. Ma anche quello secondo cui i remake sono inutili. Per non dimenticare quello che vuole gli uomini pelati molto virili a letto… ma questa è un’altra storia.
Mmh, non sono così sicuro che Legend of Kage non godesse di una certa fama, dato che all’epoca era molto diffuso nei bar più malfamati ed è stato convertito credo per parecchi formati (difficile che accada per titoli passati inosservati). Benché non fosse tra i miei preferitissimi, vedere questo tizio dalla dubbia sessualità dedicarsi ad assurdi balzi, sbrigativi omicidi e improbabili verticalizzazioni abbracciando alberi in foreste dall’altezza praticamente illimitata era alquanto suggestivo (con un tocco di poesia). Per il 1984 poi.
Non ho parlato di “certa”, ho parlato di “grossa”
Mmh, sì, ma “non raggiungere grossa fama” può voler dire tutto quello che va dal discreto successo al flop totale, e il tono generale mi pareva da semiflop (tipo il “venne dimenticato”, ok, quasi tutti i giochi vengono dimenticati e pochissimi ricordati nei decenni, ma se dopo tre anni escono delle conversioni vuol dire che un certo impatto c’è stato). Poi, il linguaggio e gli aggettivi hanno i loro limiti e le loro ambiguità per cui, bon 🙂 .