Gray Matter

Sviluppato da WizarBox | Piattaforme: PC (versione testata), Xbox360 | In uscita il 14 febbraio 2011

Tralasciando alcuni titoli casual usciti negli ultimi anni, l’ultimo grande videogioco scritto e diretto da Jane Jensen fu il terzo capitolo della popolare saga di Gabriel Knight, risalente ormai allo scorso millennio. Il suo ritorno sul palco delle avventure grafiche punta e clicca era atteso da molti e, dopo diverse vicissitudini, la Signora dell’occulto videoludico è riuscita a consegnarci Gray Matter, titolo realizzato in collaborazione con la tedesca WizarBox (già autrice del divertente So Blonde, scritto da Steve Ince). Gray Matter ha avuto una gestazione travagliata su cui più volte ha ronzato lo spettro della cancellazione, con conseguente apprensione da parte dei fans della Jensen; fortunatamente, essendo la Germania una roccaforte per le avventure grafiche vecchio stile (sebbene l’ultima rimasta), DTP  è riuscita finalmente a pubblicare il gioco, anche se con forte ritardo.

Samantha Everett è un’artista di strada praticante di magie illusionistiche, che intraprende un viaggio in Europa per conoscere nuove realtà e apprendere segreti e trucchi da archiviare nel suo libro di magia. Una volta arrivata ad Oxford, per via di un equivoco si trova a vestire i panni di assistente presso la villa del Dr. David Styles, un noto scienziato in passato distintosi per le sue ricerche nel campo neuropsichiatrico. Sam decide di fingere per avere così vitto, alloggio e anche un piccolo stipendio per pagarsi la permanenza nell’università. Viene così coinvolta negli esperimenti del dottore che le affida il compito di riunire un gruppo di studenti da utilizzare come cavie, mansione alquanto ardua dato che Styles non viene visto di buon occhio dalla facoltà per via di alcune brutte storie che girano sul suo conto. Quel che doveva essere un primo, semplice esperimento avrà degli effetti a dir poco rocamboleschi, costituendo un semplice preludio per ciò che verrà più avanti.

David Styles è un personaggio un po’ scorbutico – e a tratti inquietante – che combatte quotidianamente con un passato funestato dalla perdita dell’amatissima moglie Laura in un terribile incidente, di cui conserva una grossa cicatrice in viso, coperta parzialmente da una maschera bianca. David vive quasi da eremita (aiutato soltanto da una governante) ed è assolutamente convinto che lo spirito di Laura sia ancora presente nei dintorni della villa; per questo ha deciso di dedicare il resto della sua vita a degli esperimenti (talvolta assurdi) atti a percepire e decifrare i messaggi che la moglie lascerebbe.

Samantha è invece una goth girl abituata alla vita di strada, espansiva e diffiicilmente raggirabile. Sa bene che a Oxford può incontrare la crème della magia e farà di tutto per sapere di più sul leggendario Daedalus Club, circolo di cui fanno parte i più importanti maghi contemporanei. Per far ciò dovrà decifrare alcuni indovinelli relativi alle varie locazioni di Oxford e alle storie a esse legate. In piena tradizione Jensen, in seguito ad alcuni eventi misteriosi Sam si improvviserà anche investigatrice per far luce sui vari misteri che prenderanno forma nel corso delle vicende.

Durante il dipanarsi della storia, che ha un avvio abbastanza lento, alterneremo le vicissitudini di Samantha a quelle di David, prendendone il controllo a capitoli alterni.

A una caratterizzazione sopraffina dei personaggi, guidati da una storia intrigante e mai scontata, si contrappone una realizzazione tecnica obsoleta ma che comunque riesce a veicolare i momenti di tensione, tristezza e stupore grazie anche alla cura estetica nel complesso.
Gray Matter è un’avventura punta e clicca di stampo classico: si punta con il mouse per scrutare le locazioni, si raccolgono gli oggetti, li si combina e si interagisce con altri personaggi tramite dialoghi o giochi di prestigio. Considerando il genere, la struttura di gioco è abbastanza aperta e ci permette di portare avanti più di un task contemporaneamente. Ci sono anche dei compiti secondari che potremo decidere di ignorare se non vogliamo completare il gioco al cento per cento. Non è incluso un sistema di aiuti propriamente detto, ma il gioco ci viene incontro segnalandoci gli hotspot premendo un apposito tasto e colorando le locazioni sulla mappa in cui è richiesta la nostra presenza (grigio se sul momento abbiamo fatto tutto, giallo se dobbiamo operarvi, bianco se c’è ancora qualcosa da fare facoltativamente); essendoci tanti luoghi è un aiuto più che benvenuto, che riduce la frustrazione classica data dal non sapere dove andare. A donare un po’ di varietà agli enigmi ci pensano i giochi di prestigio che Sam appronterà in determinate occasioni (e in maniera prestabilita) per estorcere informazioni od oggetti ad alcuni personaggi. L’idea è interessante: bisogna sfogliare il libro che contiene tutte le magie e scegliere quella adatta all’occorrenza dopo averne letto la spiegazione; dopodiché, una volta raccolti tutti gli oggetti necessari, ci si lancia nello spettacolo seguendo i passi illustrati tramite un’interfaccia pensata ad hoc. Un bel diversivo, non fosse che è fin troppo semplice eseguire le magie dato che le cose da fare sono spiegate molto dettagliatamente, punto per punto.

I tempi in cui la Sierra investiva per innovare la tecnologia delle avventure grafiche (dapprima con lo SCI, in seguito con gli FMV e poi col 3D totale) sono finiti da un bel pezzo, per lasciare spazio al solito e conservativo ibrido 2D/3D a cui si affidano quasi tutti gli sviluppatori del genere da più di dieci anni a questa parte. Nel caso di Gray Matter però il lavoro di artisti e grafici aiuta a sopperire alla limitatezza tecnica della tecnologia del gioco, il che denota la scarsezza delle risorse investime nel progetto. Le animazioni dei fondali sono ridotte all’osso e anche l’interazione del personaggio con lo stesso è molto limitato, come usava vent’anni fa; inoltre per ogni cambio di schermata dobbiamo sorbirci un fastidioso caricamento che alla lunga stanca. Di tutt’altra pasta sono gli intermezzi, realizzati come se fossero composti da dipinti su tela; e la colonna sonora che è suddivisa tra due artisti: la band The Scarlet Furies che si è occupata delle stupende tracce introduttive e conclusive del gioco, e Robert Holmes, che ha curato tutti gli accompagnamenti di gioco con tracce malinconiche per lo più suonate al pianoforte, e che riescono a immergere perfettamente il videogiocatore nell’atmosfera grigia e umidiccia di Oxford. Anche il doppiaggio è un punto forte dell’esperienza, soprattutto nell’intepretazione di David, freddo e stizzito nelle poche volte in cui dialoga con altri personaggi e triste e angosciato quando parla tra sé e sé, ricordando la moglie scomparsa.

Questa storia affascinante vi terrà incollati allo schermo per diverse ore (almeno dieci), grazie all’intreccio tra scienza e magia alla base del tutto, qualcosa di così affascinante e ben raccontato che meriterebbe una trasposizione cartacea. Il finale (comunque conclusivo) lascia presagire un seguito: del resto la Jensen ha più volte affermato che il progetto di Gray Matter nasce come serie (magari una trilogia ala GK?) e non posso che compiacermene. Speriamo venda bene quindi, ma questo dipenderà da noi videogiocatori. Potremo comprarlo in Italia a brevissimo.

Note tecniche e curiosità:
Gray Matter ha avuto una gestazione lunghissima e travagliata; in principio affidata allo sviluppatore Tonuzaba che, in seguito agli scarsi risultati ottenuti, venne rimpiazzato dalla WizarBox.
A dispetto dei grossi limiti nelle animazioni che coordinano l’interazione tra personaggi e fondali, il gioco propone un lip synch automatizzato (sulla falsariga di quello introdotto da Half Life 2) nei primi piani dei personaggi che dialogano. Inoltre, sia Sam che David seguono il puntatore del mouse col viso, illudendoci di poter attraversare lo schermo con un dito.
La versione italiana manterrà il doppiaggio originale (dunque solo i sottotitoli saranno tradotti).
In Germania (in cui il gioco è uscito diversi mesi fa) è uscita anche un’edizione limitata piena di succulenti gadget.

4 commenti su “Gray Matter

  1. Personalmente molto apprezzato. Il tema dell’elaborazione del lutto è centrale, percorre l’intera avventura e da quello dovrebbe partire l’analisi per capire e comprendere la scrittura dell’attuale Jensen.

  2. Io lo sto giocando adesso, in inlese. Sono ancora al secondo capitolo. Mi pare ben scritto, con personaggi interessanti. Di più non posso ancora dire, ma credo che valga la pena continuare. Sono pochi i giochi che negli ultimi tempi mi abbiano stimolato, solo attraverso l’intreccio narrativo, a proseguire, ansioso di capire dove il racconto mi condurrà. Esattamente come accade in un romanzo di buon mestiere. E già moltissimo.

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