[Diario] La Prima Volta

La prima volta con un videogioco la ricordo distintamente nella sua atmosfera generale, ma molto vagamente nella sua specificità. L’idea di comprendere cosa successe nel momento fatidico di fascinazione definizionale e di nascita dell’esigenza di giocare (più che della successiva volontà di farlo) mi gira in mente da un po’ di tempo e vorrei riuscire a diradare le nubi che separano il momento in cui ancora “ero” da quello in cui “sono diventato”. La verità è che la prima volta non fu la vera prima volta. Iniziai con Pong giocato a casa di un amichetto. E finì lì. Tornai a casa mia che ancora “ero”. Non ricordo nemmeno se mi piacque oppure no. Ricordo il gioco ma non se fosse il vero e proprio Pong o qualcos’altro che ne portava lo stesso nome. Erano due barrette e c’era un quadrato che rappresentava la palla. Tanto basta. Ricordo un’esperienza successiva con un Game & Watch. Un Frogger realizzato molto bene (con tutti i limiti del sistema in se… comunque Frogger era il gioco ideale per i Game & Watch), uno schiacciapensieri avanzato con cui giocai a lungo. Mi buttavo sul letto e andavo avanti per ore fino a consumare le due batterie necessarie per farlo vivere. Il sistema di controllo era formato da un solo joystick mcroscopico e un paio di tasti di cui non ricordo bene neanche le funzioni (il colore mi è rimasto stampato nella mente… e ho pure trovato una sua immagine su internet…). Immagino che il seme fosse stato gettato già con queste due esperienze preliminari e immagino anche che sia scorretto cercare di individuare il momento di passaggio tra un passato e un presente che dal passato si estende fino al futuro che è oggi (non rompete, questo periodo non ammette virgole, altrimenti si capirebbe quanto è assurdo). Sono anche cosciente che l’esperienza è fluida e che non può essere ricostruita per momenti.

Ma veniamo a Scorpion (gioco arcade del 1982 emulato dal MAME) così da concludere questo articolo che ha più a che fare con la masturbazione che con la storia. Parlandone velocemente si può definire uno shoot’em up (quanto mi piaceva questa categorizzazione) a scorrimento orizzontale in cui ci si scontrava con ragni e scorpioni di dimensioni variabili, attraverso una manciata di livelli piuttosto brevi ma difficilissimi. È con Scorpion che sono diventato definitivamente un videogiocatore tossico. Posso ricostruire il passaggio citando vari ricordi che si rincorrono nella mia mente. In primo luogo mi colpì l’accanimento dei grandi intorno al cassone. Ricordo un giocatore particolarmente forte (Chicco… mai saputo il suo nome di battesimo) che fomentava chi lo guardava all’opera. Era veramente bravo e riusciva a terminare tutti i giochi (un paio di anni più tardi sarebbe riuscito nell’impresa titanica di finire Gun Smoke con una sola moneta da 100 lire). Volevo forse essere come lui? Mi piaceva quell’eccitazione e quella “socializzazione” che avvertivo nei commenti più o meno sboccati di chi era semplice spettatore? In fondo quelle persone le conoscevo tutte e rappresentavano grossa parte della mia vita sociale di allora (avevo pochi anni, non ricordo nemmeno quanti con precisione)… ma c’è un altro punto su cui ho riflettuto solo più tardi. Il gioco si chiamava Scorpion, ma tutti lo chiamavano confidenzialmente “La Vedova Nera” perché il nemico finale era un ragno di grosse dimensioni. Durante il gioco si incontravano degli scorpioni giganti in uno dei livelli avanzati. Come ogni bambino mi identificavo con alcuni segni identitari che mi riguardavano: nome, cognome, città di origine… segno zodiacale. Ci ho riflettuto molto e posso affermare che mi esaltava combattere contro gli scorpioni giganti o vedere altri che li affrontavano (ovviamente sono dello scorpione)… era come “essere” nel videogioco, ritrovare il proprio immaginario, ancora mal delineato e non elaborato, all’interno di un contesto esterno in cui mi potevo identificare. Per anni non ho ricordato la forma dell’astronave che si guida durante il gioco, ma ho sempre avuto nitida nella testa quella degli scorpioni contro cui si combatteva.

10 commenti su “[Diario] La Prima Volta

  1. Alcuni dei ricordi più vividi delle mie prime esperienze videoludiche sono legati a improbabili e fantasiosi mostri, che tanto rimanevano impressi proprio perché completamente slegati dal reale. Chissà che cosa gli passava per la testa quando li ideavano ^_^

    (probabilmente cercavano solo di farli *semplici*)

  2. A proposito di monetine buttate nel WC, a me Konami e Capcom dovrebbero erigerMi un monumento in bronzo all’entrata delle rispettive sedi in Giappolandia 😀 .

  3. Io se capito per sbaglio in salagiochi in quelle serate allo scazzo d’inverno… lancio sempre l’idea del megatorneo! Però io tengo il draghetto verde che l’altro è sfigato!

  4. Io usavo sempre il draghetto blu in Sala Giochi. Giocavo con una ragazza che voleva stare a sinistra e, ovviamente, mi adattavo (in realtà non mi dava fastidio la cosa… eravamo diventati così bravi che riuscivamo a prendere tutte le porte senza morire… peccato per i livelli finali). A proposito, vi ricordate tutti i trucchi? Mi ricordo bene di “sex” da scrivere nei record… all’epoca non sapevo neanche cosa significasse…

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