Gears of War 2

Sviluppato da Epic Games | Pubblicato da Microsoft Game Studios | Piattaforma Xbox 360
Rilasciato nel Novembre 2008

Dopo la folle corsa dei Derrick del primo atto, molti di voi penseranno che non sia possibile fare più di così.

Sbagliate.

Gears of War 2, come il suo predecessore, parte da un assunto ormai sin troppo comune nel videogaming: si copia tutto quello che si può, ovunque si può. Con la differenza che Gears 2 poi fa esplodere tutto.

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Gli ani in faccia – La Eidos ci regala un’altra perla natalizia

Un nostro lettore, Davide Inglima, ci ha segnalato questo articolo di Kotaku in cui viene raccontato, sostanzialmente, che Eidos ha fatto pressione su metacritic.com per far registrare soltanto i lunedì i voti sotto l’80% registrati dall’ultimo episodio di Tomb Raider, che in molti casi non è riuscito ad andare oltre giudizi tiepidamente discreti.

A molti tornerà in mente il caso Gerstmann, emerso proprio in questo periodo dell’anno scorso (ne potete leggere QUI e QUI) di cui si rese protagonista sempre la Eidos.

Il motivo di queste pressioni? Non turbare i potenziali acquirenti del gioco durante il week-end.

Ovviamente la Eidos, per bocca dei suoi PR, ha smentito tutto… ma dopo i precedenti risulta difficile crederci. Comunque diamogli fiducia… e diamogli un bell’ano in faccia che non fa mai male!

Per i commenti sulla questione etica che apre questo nuovo caso, sbizzarriamoci sui commenti!

Left 4 Dead

Sviluppato da Valve | Pubblicato da Valve | Piattaforme Xbox 360, PS3, PC (ver. testata) Rilasciato a Novembre 2008

Il mio problema, tutto personale, con Left 4 Dead è che non lo aspettavo minimamente. Come per Team Fortress 2, a cui ormai gioco dal rilascio della beta, l’amore è nato per caso ed è stato occasionale. Ho fatto il pre-order poco convinto, spinto dalle parole entusiaste degli altri giocatori, poi ho installato la demo e… vabbé, gli ultimi giorni li ho passati praticamente nel gioco, quindi c’è poco da raccontare.

Per chi non lo conoscesse Left 4 Dead è un gioco d’azione multiplayer incentrato sulla cooperazione tra i personaggi. È possibile giocarlo anche in single player, ma sinceramente non vale la pena perderci tempo. Il bello del gioco non è andare avanti nei livelli o scoprire i risvolti narrativi (che praticamente non esistono). L’unico modo per giocare decentemente a Left 4 Dead è dotarsi di cuffie con microfono, entrare in una stanza con 3 amici scafati (7 nella modalità versus) e darsi da fare per il gruppo.

Sì, perché se non lo avete capito, Left 4 Dead è la massima espressione del co-op in cui ogni elemento del gameplay è stato tarato per favorire la collaborazione tra i giocatori. L’idea è stata così raffinata che praticamente, se non si collabora, non si riesce a fare praticamente nulla.

Ma di che gioco stiamo parlando? Semplice: nel ruolo di un membro di gruppo di quattro personaggi (tre uomini, di cui uno ‘abbronzato’, e una donna… si fanno chiamare i Survivor) dobbiamo riuscire a fuggire da alcune zone piene di esseri umani contaminati da uno strano virus che li ha resi intelligenti come me (autocensura estremamente politically correct). Questo è tutto a livello di trama.

Credo che sia inutile descrivere il senso di accerchiamento che si prova quando si è sotto l’attacco di un’orda o l’inquietudine nel sentire il pianto di una witch. Credo che sia altrettanto inutile descrivere il panico che nasce dall’arrivo di un tank, bestione durissimo da abbattere, capace di massacrare interi gruppi in pochi istanti. Left 4 Dead può essere raccontato per momenti, non per caratteristiche.

Il fascino del gioco non risiede nei singoli elementi, ma nel fatto che giocando viene naturale coprire un compagno che si sta curando, come viene naturale, nel caso ad esempio due membri del gruppo stiano tenendo a bada i contaminati che provengono da un corridoio in avanti, girarsi per vedere se arriva qualcuno alle spalle. Ad esempio durante una partita, per aiutare il gruppo, ho attirato un tank verso una pompa di benzina e mi sono fatto esplodere insieme ad essa sacrificandomi per eliminarlo… è stato esaltante fare il kamikaze per il bene degli altri (prendetela bene questa frase…), come sono stato contento dei commenti dei compagni del gruppo (si è riso parecchio per questa mia sparata).

Si parla molto nel gioco, anche se non è essenziale. Si parla perché si avvertono gli altri sul dove ci si sta dirigendo. Si parla perché se un compagno si allontana troppo gli si chiede dove sta andando e, magari, qualcuno di sua spontanea volontà, o sotto consiglio degli altri, può raggiungerlo per aiutarlo. Si parla perché cazzeggiando si stemperano i momenti più tesi, come quelli in cui si affronta un tank. Si parla per elaborare tattiche sul momento, perché i nemici e gli oggetti posizionati casualmente (armi, bombe, medikit e così via), rendono necessario comunicare come procedere, senza prendere iniziative personali deleterie per il gruppo. Insomma, si parla per molti motivi, ma il parlare non è fine a se stesso e consente di giocare “meglio”, ovvero è una parte molto attiva del gameplay, di cui ben presto non si può fare a meno.

In un certo senso in Left 4 Dead l’egocentrismo viene continuamente penalizzato… è semplicemente impossibile farcela da soli. Se si viene attaccati da uno smoker o da un hunter (due dei nemici più cattivi insieme al boomer, ciccione che spara della bava verde capace di richiamare una piccola orda), bisogna contare sul supporto degli altri per liberarsi, mentre gli altri giocaotri sono invogliati ad aiutare per il semplice fatto che, rimanendo da soli, andrebbero incontro a morte certa.

Il gameplay è tutto incentrato sul favorire la collaborazione, a differenza di molti altri titoli co-op in cui i giocatori possono fare quello che voglio senza penalità, perché la cooperazione si limita al fare in due o più, quello che si sarebbe potuto fare tranquillamente da soli.

Oltre alla modalità base, in cui bisogna affrontare una delle quattro campagne disponibili, e oltre alla modalità single player, in cui i compagni vengono sostituiti da bot, c’è la già citata modalità versus, in cui a turno due squadre interpretano i Survivor e i mostri e in cui i primi devono cercare di arrivare alla fine del livello di turno, mentre i secondo devono comportarsi appunto come mostri, ovvero cercare di fermare i vivi massacrandoli. A differenza della modalità normale, i Survivor morti nella modalità versus non rinascono e si avanza di livello anche se le squadre umane non sono riuscite ad arrivare alla fine. read more

The Path: immagini

I seguenti paragrafi sono tratti dal comunicato stampa ufficiale rilasciato in occasione dell’entrata del gioco nella fase beta. La traduzione è mia.

The Path è un gioco horror indipendente (sviluppato dai Tale of Tales ndST) ambientato ai nostri giorni, ma ispirato all’antica fiaba popolare di Cappuccetto Rosso. Sei sorelle vivono con la mamma in un appartamento cittadino ai confini di un’oscura foresta. Ognuna viene inviata dalla nonna che vive in una casetta dall’altra parte della foresta, collegata alla città da un sentiero dritto. Si tratta di un viaggio sicuro… ma le sorelle resisteranno alla tentazione di lasciare il sentiero?



L’atmosfera e l’immersività sono importanti quanto gli altri elementi del gioco. I designer Harvey e Samyn hanno sfruttato la tecnologia 3D più recente, rifiutando però la concezione che debba servire per produrre ambientazioni fotorealistiche. Loro sono alla ricerca di una bellezza unica nel 3D in tempo reale, riconoscendone contemporaneamente il potenziale per la creazione di simulazioni di una natura sintetica e artificiale. Il loro motto è: “Riguarda quello che provi, non quelli che vedi”.

“Tu controlli l’avatar, ma lei ha anche una vita propria (diretta da Drama Princess, un’IA fatta in casa alternativa). Il fogliame degli alberi è anche un’accurata composizione di ornamenti gotici. Quelli che inizialmente sembrano effetti sonori, si riveleranno essere una colonna sonora musicale che cambia in continuazione (creata da Jarboe). I segni di decadenza casuali che appariranno sullo schermo, saranno degli indizi per favorire l’esplorazione. L’intera foresta sembra naturale, ma guardandola meglio se ne scoprirà l’artificialità. Non è il mondo reale. Sei dentro un manufatto, una storia, un ricordo, un sogno.”

SITO UFFICIALE

Far Cry 2

Sviluppato da Ubisoft Montreal | Pubblicato da Ubisoft | Piattaforme Xbox 360, PS3, PC (ver. testata) Rilasciato a Novembre 2008

Non credevo che osservare il sole stagliarsi sulla savana fosse così ammaliante, ma oggi mi sono ricreduto grazie al seguito di uno degli FPS che più ha segnato l’evoluzione tecnologica dell’ ultimo lustro, Far Cry. Dopo il divorzio tra Crytek e Ubisoft, il marchio di proprietà di quest’ultima venne affidato al team interno più prolifico, Ubisoft Montreal (già responsabile dei vari Splinter Cell, Prince of Persia, Assassin’s Creed e il mediocre spin-off Far Cry: Insitncts), scelta che mi ha fatto ben sperare, poiché il primo Far Cry – delizie tecniche a parte – non mi ha soddisfatto appieno. Fortunatamente non sono rimasto per niente deluso.

Lo studio canadese ci ha consegnato uno sparatutto longevo, solido e con un’interessante storia. Dopo aver lanciato il gioco, vestiremo i panni di un mercenario (che potremo scegliere fra una schiera di uomini differenti, senza che ciò influisca su gioco e trama) inviato in una terra bagnata dal sangue degli scontri tra diverse fazioni alla ricerca dello Sciacallo, un contrabbandiere d’armi impegnato a fornire i suoi gingilli ai signori della guerra locale. Un tassista, che sembra sapere più di ciò che dice, ci porterà all’interno di un villaggio, durante il tragitto avvertiremo uno strano malore che ci porterà allo svenimento. Al nostro risveglio ci ritroveremo faccia a faccia con lo Sciacallo in persona, che ci metterà al corrente della nostra malattia, la malaria, abbandonandoci poi al nostro destino nel letto. Dopo aver ripreso pienamente i sensi cominciamo la nostra avventura: ci insinueremo nei piani delle due fazioni in lotta, l’UFLL e la APR, offrendo loro i nostri servigi da mercenario spietato, cercando nel frattempo di rintracciare lo Sciacallo e ucciderlo. Questo preambolo vi dà un accenno dell’impianto narrativo del gioco, che permetterà alla storia di dipanarsi nel corso della lunga campagna single player.

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